La notizia è recente, ma purtroppo attesa e confermata da Copernicus, il programma di collaborazione scientifica dell’Unione Europea: il 2023 è stato l’anno più caldo da quando si è iniziato a registrare la temperatura media mondiale (ovvero dal 1850), con valori di 1,48 °C superiori rispetto al periodo pre-industriale. Un dato che si avvicina pericolosamente all’obiettivo di non superare mai gli 1,5°C, fissato dall’accordo di Parigi sul clima del 2015. Per quanto riguarda l’Italia, il 2023 è stato il secondo anno più caldo dal 1800, dopo il 2022.
E sulle nostre montagne? La situazione non è certo delle più rosee. Ricostruzioni del clima delle Alpi evidenziano un progressivo rialzo delle temperature a partire dal XX secolo, con un trend di aumento che, dalla metà degli anni ’80 del secolo scorso, è di circa 3 volte superiore a quello medio globale. Come avevo già menzionato in un articolo precedente, dedicato alle narrazioni distorte della montagna, i territori alpini sono considerati climate change hotspots, ovvero aree particolarmente colpite dagli effetti del cambiamento climatico e con un ritmo accelerato di riscaldamento.
In uno scenario che lascia ben poco spazio a negazionismi (e no, mettevi il cuore in pace, le ultime nevicate e le basse temperature registrate riguardano il tempo meteorologico e non il clima, due concetti molto diversi tra loro), occorre prendere coscienza di come il cambierà la fruizione della montagna con il cambiamento climatico. Lungi dal voler fare ecoterrorismo, sono convinta che occorra essere informati sia sui dati scientifici (indispensabili per affrontare qualsiasi questione), sia sui possibili scenari di adattamento e mitigazione.
Montagna e cambiamento climatico: nuovi scenari di frequentazione turistica
Non c’è dubbio che il settore turistico nei prossimi anni verrà profondamente influenzato dal cambiamento climatico. In parte ce ne stiamo già accorgendo: nevica sempre meno. Minor innevamento, maggiore dispendio di risorse ed energie per mantenere in vita le stazioni sciistiche. È chiaro che il turismo invernale dovrà cambiare rotta, aprendosi ad altre forme di frequentazione della montagna, quali, ad esempio, la pratica dell’escursionismo di media montagna.
In estate, l’amento di periodi di grande caldo e siccità rendono sempre più attrattive le zone montane. Lo abbiamo già visto con il Covid-19: grandi masse di persone si sono letteralmente riversate in montagna, creado situazioni di sovraffollamento, oltre a un aumento del numero di interventi del Soccorso Alpino a causa dell’impreparazione e dell’incosapevolezza di molte persone che, forse per la prima volta, si sono messe a camminare sui sentieri o sono saltate su una mountain bike. Sovraffollamento significa inoltre un rischio maggiore di degrado ambientale e di conflitti d’uso: un’utenza nuova meno sensibilizzata alla tutela delle risorse naturali è più probabile che esca dai sentieri tracciati, che inquini o che disturbi la fauna selvatica (no, non bisogna mai dare da mangiare agli animali selvatici, non sono Bambi…); allo stesso tempo, più persone con aspettative diverse si trovano a dover condividere lo stesso luogo, con risultati a volte spiacevoli (chi cerca il relax, chi il divertimento…).
Cambiamenti ambientali: come impattano sulle attività outdoor
Per quanto riguarda l’ambiente naturale, sono diversi gli impatti diretti che influenzano le pratiche outdoor, quali l’alpinismo, l’escursionismo, mountain bike o le attività in acque vive (rafting, canyoning, ecc).
L’alpinismo è uno sport a contatto con la roccia, la neve e il ghiaccio. Temperature più alte comportano lo scongelamento del permafrost, con un aumento di frane e smottamenti e una modificazione del paesaggio. Sempre meno acqua e periodi maggiori di siccità significano maggiore imprevedibilità della portata dei corsi d’acqua, che rende più rischiosa la pratica di attività nei torrenti. L’escursionismo e la mountain bike subiranno gli effetti del grande caldo in estate, con una riduzione dell’attività durante i mesi estivi e uno spostamento del periodo favorevole per la pratica di queste attività.
Più in generale, i cambiamenti ambientali maggiormente osservati dagli esperti riguardano crolli e cadute di massi, modificazione dei paesaggi e fragilità degli ecosistemi (erosioni, degrado dei boschi, evoluzione della biodiversità, ecc.), episodi di mancanza d’acqua più frequenti e degrado delle acque.
Quali azioni intraprendere?
Cambiamento climatico non significa smettere di frequentare la montagna. Significa essere consapevoli dei rischi e delle modificazioni in atto e mettere in pratica azioni concrete di adattamento.
Per praticare attività outdoor il più possibile in sicurezza occorre in primo luogo adattare e mettere in sicurezza i sentieri e i vari percorsi. Una strada complessa e costosa, sicuramente più difficile da realizzare, ma che diventerà sempre più necessaria. Un’altra azione possibile è quella di spostare i periodi di frequentazione, ad esempio anticipando la stagione alpinistica, oppure cambiando gli orari delle pratiche, organizzando escursioni serali o notturne per evitare episodi di grande caldo.
Un’altra via è quella di sviluppare nuove proposte turistiche, puntando sulla diversificazione dell’offerta. Ad esempio, non più solo sci, ma escursionismo invernale sui sentieri di media montagna o lungo itinerari storico-culturali, oppure attività legate all’enogastronomia, con visite e degustazioni presso produttori e aziende locali.
Essenziali e indispensabili, poi, le campagne di informazione e sensibilizzazione sui questi temi e sulle azioni che ognuno di noi può fare per ridurre la nostra impronta ecologica (car sharing, utilizzo dei mezzi pubblici, raccolta differenziata, uso più responsabile dell’acqua, ecc.).
Un tema tanto complesso quanto importante, che un semplice articolo sul blog non può certo esaurire. Spero però che possa essere di incentivo e stimolo a prendere maggiore consapevolezza e a raccogliere più dati e nozioni su tutto ciò che riguarda la montagna e il cambiamento climatico più in generale, senza farsi prendere dall’ecoansia, ma facendo la nostra parte. Il mare, in fondo, è composto da tante, minuscole gocce.
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