Si viaggia per visitare e conoscere nuovi luoghi, ammirare monumenti storici e opere d’arte, oppure si può viaggiare per contemplare degli alberi. È quello che ha fatto Zora del Buono, architetto svizzero di origini italiane che vive a Berlino, che per un anno interno ha viaggiato tra Europa e Nord America alla ricerca dei quattordici alberi tra i più meravigliosi del pianeta. L’autrice ci racconta di questo incredibile e inconsueto viaggio in un libro, Vite di alberi straordinari. Viaggio tra tra le piante più antiche del mondo, pubblicato da Aboca Edizioni nel 2020.
L’idea di questo viaggio nasce quando Zora del Buono, trovandosi negli Stati Uniti, legge di un albero molto vecchio, nato ancor prima dell’arrivo di Colombo in America. Ne rimane colpita e affascinata e così decide di andare a “incontrare” alcuni alberi secolari del globo, in compagnia di una Rolleiflex analogica, di cui si serve per ritrarre le essenze arboree, restituendone carattere e personalità.
Il libro è un racconto che mescola botanica, storie, aneddoti e suggestioni che ruotano intorno a questi alberi millenari. L’albero, su cui troppo spesso scivola uno sguardo disattento, è molto più di un singolo individuo appartenente a una determinata specie botanica: esso è fonte di ossigeno, è una casa per numerosissime specie di animali, è fonte di vita:
La lezione più profonda di questo viaggio durato un anno non è stata che gli alberi più vecchi spesso crescono nei posti più difficili, ma che ogni albero, per quanto modesto, forse non per me, ma per un’infinità di altre creature, rappresenta tutto un mondo.
Scorrendo le pagine di questo libro, scopriamo quanto la vita degli alberi millenari sia misteriosa e affascinante. Non solo per alcuni è difficile stabilirne con esattezza l’età , ma spesso storia e leggenda si fondono tra loro: ne è un esempio il tasso inglese di Ankerwycke, alto quasi 15 metri e largo 9, sotto il quale fu siglata la Magna Charta Libertatum e che si dice fu teatro degli incontri romantici tra Enrico VII e Anna Bolena.
Grazie a queste essenze arboree ritratte da Zora del Buono, facciamo anche un viaggio nella storia dell’uomo. Angel Oak è un gigantesco leccio della Virginia, che per gli afroamericani ha una grande importanza: sotto i suoi rami possenti e contorti sono stati linciati gli schiavi ribelli e si racconta che ancora oggi le loro anime abitino l’albero. Hiroshima Survivor è un bonsai di pino bianco giapponese sopravvissuto alla bomba atomica e che oggi si trova esposto in un museo interamente dedicato ai bonsai a Washington. Dicke Marie (Maria la grassa), è una quercia di quasi 900 anni che si erge maestosa nella foresta di Tegel a Berlino: fu ammirata dal poeta Johann Wolfgang von Goethe e deve il suo soprannome a Wilhelm e Alexander von Humboldt, che, rimasti affascinati dall’albero, la chiamarono come la loro cuoca, di costituzione robusta.
Ma cosa rende un albero “straordinario”? Forse, nelle parole dell’autrice, non solo la sua età e la sua bellezza, ma anche la sua capacità di sopravvivere agli eventi naturali e storici:
Questo tasso […] ha resistito a tutte le ostilità, ai caprioli affamati e alle malattie, ai fulmini e alle tempeste, alle alluvioni e alle brame di disboscamento; insomma, nella vita di un albero possono succedere tante cose.
Questo libro ci fa riflettere al rapporto uomo-albero e ci insegna quanto le essenze arboree siano importanti. Rispetto alla loro vita millenaria siamo inevitabilmente piccoli; inoltre, essi sono indispensabili per la nostra sopravvivenza. Nel suo racconto, Zora del Buono ci spiega che molti di questi alberi così antichi non stiano bene a causa del cambiamento climatico. Come il Pando, un esemplare di pioppo tremulo americano che ha 80.000 anni e composto da 47.000 mila tronchi, le cui condizioni di vita sono in peggioramento a causa della siccità che riduce la disponibilità di nutrienti per le radici e, di conseguenza, la produzione di polloni.
È un albero che oltrepassa la nostra dimensione, quella temporale e quella spaziale, e perfino la nostra immaginazione fatica a comprendere la natura di questo organismo. All’epoca in cui un minuscolo seme […] trovò, su questo pendio, le condizioni ideali per germogliare […], sul continente americano non viveva ancora nessun essere che fosse umano, e nemmeno in Europa, né in Asia né in Australia. L’uomo esisteva e viveva in Africa.
A dispetto di ogni nostra idea, azione o pianificazione, gli alberi oltrepassano il tempo della nostra vita, vivono accanto a noi ma appartengono a un arco temporale diverso dal nostro. In Vite di alberi straordinari, Zora del Buono ci invita a guardare con maggiore attenzione e rispetto a questi esseri viventi, ci invita a prendercene cura:
Gli alberi comunicano tra di loro, interagiscono con gli animali, i funghi e con le altre piante. Con noi non comunicano, ma ciò nonostante hanno tantissimo da dirci.
Vite di alberi straordinari. Viaggio tra tra le piante più antiche del mondo, Zora del Buono, Aboca Edizioni, 2020, p. 207.
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