Il Santuario di Santa Cristina nelle Valli di Lanzo è meta di tante escursioni in ogni stagione, conosciuto e apprezzato da tanti amanti delle camminate e uno dei luoghi simbolo di queste valli. La sua posizione, abbarbicata su uno sperone roccioso a circa 1350 metri che separa la Val d’Ala dalla Val Grande, offre una magnifica vista sulle due valli e su tutte le montagne circostanti.
I sentieri più frequentati per raggiungere Santa Cristina sono quelli che partono da Ceres e da Cantoira, che è possibile unire compiendo una bella escursione ad anello. Oltre a questi due, ne esiste un terzo, decisamente meno noto e frequentato: il sentiero che parte da Bracchiello, frazione di Ceres, chiamato anche “Sentè dle Scalinà”.
Ho scelto proprio quest’ultimo itinerario per l’escursione al Santuario di Santa Cristina che abbiamo fatto a metà novembre. Parte del mio lavoro come guida escursionistica ambientale è quella non solo di accompagnare persone in natura, che sia montagna, collina o pianura, ma anche quella di far conoscere le peculiarità dei territori attraversatidalle nostre camminate e far scoprire luoghi e itinerari meno battuti ma altrettanto degni di attenzione.
Il percorso che parte da Bracchiello è un sentiero storico recuperato dai volontari del CAI di Lanzo nel 2018, letteralmente scolpito nella pietra con fatica e sudore ****dai vecchi montanari che abitavano il versante sud della Val d’Ala.
Per la nostra escursione partiamo proprio da Bracchiello, Bracél in patois francoprovenzale, un tempo il paese dei saraié, i fabbricanti di serrature. Qui si nota subito la disposizione delle case, disposte in modo sfalsato sul pendio ben assolato, per catturare al massimo i raggi del sole, fonte preziosa di luce e calore in inverno quando le giornate sono più corte e fredde.
Imbocchiamo il sentiero che ci condurrà al piccolo abitato dei Monti di Voragno, un cammino a mezza costa immerso in boschi di castagno. In questo tratto iniziale il percorso non è sempre evidente a causa di una scarsa manutenzione ma soprattutto alla quasi totale assenza di passaggio di persone e occorre quindi prestare grande attenzione ai segnavia per evitare di finire fuori traccia.
Dopo circa 40 minuti di camminata, incontriamo magnifiche opere in pietra, delle scalinate scolpite nella roccia che permettono di superare i tratti più ripidi e scoscesi. È proprio da queste stupende scalinate, frutto dell’ingegno e dell’operosità delle persone che vivevano e lavorano tra queste montagne, che prende il nome questo sentiero: Senté dle Scalinà, infatti, significa “sentiero delle scalinate”.
Arrivati ai Monti di Voragno, ci fermiamo per una piacevole pausa, godendoci il caldo sole autunnale. Il piccolo borgo sorge in una bella conca assolata e silenziosa. Apprezziamo le baite in pietra e sostiamo nei pressi di una piccola cappella di recente costruzione, dall’architettura e dalla forme particolari. Ripreso il nostro cammino, imbocchiamo il sentiero n. 242 verso il Santuario di Santa Cristina. Questo secondo tratto, ben visibile e segnalato, presenta pendenze decisamente più sostenute e anche qui incontriamo alcune scalinate, costruite in parte in pietra e in parte con assi di legno.
Man mano che ci alziamo di quota, la vegetazione passa dai castagni a faggi, larici e abeti. I raggi del sole che filtrano tra i rami degli alberi regalano bellissimi giochi di luce e ombra, riflessi dorati e colori intensi. La bellezza del bosco ci rende più sopportabile la fatica, ben presto ripagata anche dal raggiungimento della nostra meta.
Arrivate al Santuario di Santa Cristina, il panorama è incredibile. Il vento spazza le nuvole e rende l’aria tersa e leggera, permettendo una vista nitida a 360° sulle valli e sulle montagne. In lontananza, la Bessanese si staglia inconfondibile sullo sfondo. Le vette più alte, coperte dalla prima neve di stagione, fanno da splendido contrasto al caldo arancione delle chiome degli alberi. In alto l’inverno, più in basso l’autunno, in un meraviglioso incontro di stagioni.
Saliamo gli ultimi gradini e ci fermiamo per il pranzo presso la chiesa. Prima di diventare un santuario cristiano, fu luogo di culto pagano. La prima cappella venne edificata nel Trecento e successivamente ampliata dai valligiani, che trasportavano a spalle il materiale utile alla costruzione, camminando lungo questi stessi sentieri che noi oggi percorriamo per piacere. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che i sentieri sono un prodotto culturale materiale, frutto delle necessità e del lavoro dei montanari: i sentieri, in particolare quelli di mezza montagna, portavano sempre da qualche parte, avevano uno scopo ben preciso. Sono un prezioso elemento identitario che racconta la vita delle genti che qui abitavano, e come tale vanno preservati, curati e percorsi con rispetto.
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