Appuntamento imperdibile per tutti gli appassionati lettori e non solo, il Salone Internazionale del Libro di Torino si è tenuto dal 9 al 13 maggio presso il Lingotto. Anche quest’anno, un giretto è stato d’obbligo per soddisfare la mia curiosità e la voglia di immergermi nei libri e nelle storie. Avendo solo un giorno a disposizione ho programmato in anticipo la mia visita, individuando gli stand degli editori da non perdere e alcuni dei tantissimi incontri con autori, traduttori e giornalisti. Così la mia attenzione sì è concentrata sulle “parole di montagna“, ovvero su libri e incontri a tema terre alte (ma non solo). Ecco dunque un brevissimo resoconto della mia giornata e di ciò che mi sono portata a casa.
Anche quest’anno il Salone ha dedicato uno spazio all’editoria di montagna con la “Sala della Montagna“, presso lo stand del Trentino. Tra la ricca programmazione di incontri, ho scelto di assistere a quello di Paola Mazzarelli, dal titolo Il paesaggio e la storia: quando il dato tecnico è (quasi) l’ultimo dei problemi. Alpinista, traduttrice di libri di montagna e insegnante di traduzione editoriale, ha parlato delle sfide che la traduzione di testi di montagna impone. Come ben spiega il titolo dell’incontro, queste sfide non sono legate solamente agli aspetti più tecnici, quanto piuttosto alla contestualizzazione. Quando si traduce, infatti, occorre avere ben presente il contesto culturale e geografico di riferimento per poter scegliere i termini italiani che meglio trasmettano il senso e il significato del testo originale. Presentando diversi esempi pratici di traduzioni, Paola Mazzarelli ci ha ricordato che l’occhio che guarda il paesaggio è importante tanto quanto il paesaggio stesso, poiché lo sguardo modifica il paesaggio: il mondo viene descritto attraverso i libri e noi siamo influenzati dalla narrazione. Siamo gli eredi di quei turisti borghesi ottocenteschi che di fronte al ghiacciaio del Monte Bianco, avendo letto le guide dell’epoca che così lo descrivevano, vedevano un mare di ghiaccio. Siamo il frutto di una tradizione letteraria che ci fa descrivere le terre alte come luoghi selvaggi e incontaminati, anche se così non lo sono più. Tra le letture consigliate per chi volesse approfondire la tematica, ha citato Montagne della mente di Robert Macfarlane, da lei tradotto per Einaudi.
Passiamo ora ai libri che mi sono portata a casa, parole di montagna in cui non vedo l’ora di immergermi:
- Hermann Broch, Il sortilegio, Carbonio Editore. Non lo si può definire un vero e proprio libro di montagna, eppure le terre alte in questo romanzo sono onnipresenti. Esse fanno infatti da sfondo alla vicenda narrata da Broch, ambientata nel villaggio di Kuppron, sulle Alpi austriache, in cui gli abitanti vivono seguendo il ritmo della natura e delle attività agricole, finché non arriva un forestiero a scombinare e stravolgere piccola comunità. Scritto nel 1935, l’opera è una metafora della deriva fascista che travolse l’Europa in quel periodo; l’ambientazione montanara si trasforma man mano da agreste e cristallina a crudele e grottesca, andando di pari passi con l’evoluzione della storia.
- Andrea Zannini, Controstoria dell’alpinismo, Editori Laterza e Club Alpino Italiano. Uno sguardo “rovesciato” sulla storia dell’alpinismo, un saggio che la riscrive attraverso le tante storie degli abitanti delle Alpi. L’alpinismo, infatti, è stata soprattutto un’invenzione e una conquista cittadina, in cui scienziati, viaggiatori, scrittori e borghesi che si sono cimentati con i ghiacciai e le grandi vette ci hanno riportato le loro storie. Narrazioni che escludono però i montanari e la loro cultura: ecco che quindi il libro ci racconta le salite compiute tra Seicento e Ottocento da cacciatori, artigiani, religiosi, raccoglitori di cristalli e notabili di villaggi, i veri protagonisti dimenticati di questa storia.
- Anna Torretta, Dal tetto di casa vedo il mondo, Corbaccio. L’alpinismo è una cosa da uomini, ma per fortuna le voci femminili sono sempre di più. Una di queste è di Anna Torretta, guida alpina di Courmayeur e pluri-campionessa italiana di arrampicata su ghiaccio, che in questo libro svela un lato diverso di sé, quello famigliare. Raccontandoci la sua esperienza di lockdown durante il periodo del Covid, in cui improvvisa una spedizione alpinistica con marito e figlie dal soggiorno al tetto di casa, Anna Torretta parla del suo rapporto con la montagna e spiega alle figlie l’importanza di seguire le proprie passioni e i propri sogni, del lavoro di squadra, dei sacrifici, della paura e della tenacia. Un punto di vista importante, soprattutto perché l’alpinismo al femminile è ancora ostacolato e ostracizzato.
- Alex Cittadella, Il cielo delle Alpi, Editori Laterza e Club Alpino Italiano. Per i suoi abitanti, le montagne hanno da sempre rappresentato una fonte di insegnamento e di cultura. Vivere e lavorare nelle terre alte significa infatti sapersi adattare a climi e orografie difficili e ostili, significa modellare il territorio per le proprie necessità con rispetto e cura. In questo libro, Alex Cittadella ripercorre il rapporto che l’uomo ha instaurato con il clima delle Alpi nel corso della storia, ci racconta le storie di grandi personaggi, da Ötzi a Walter Bonatti e Reinhold Messner, e il loro legame con l’arco alpino.
- Nasim Eshqui e Francesca Borghetti, Ero roccia ora sono montagna, Garzanti. Last but not least per le parole di montagna, quelle di Nasim Eshqui, unica climber iraniana a praticare l’arrampicata all’aperto. Insieme a Francesca Borghetti, in questo libro racconta la sua storia, iniziata a Teheran il primo giorno di primavera nel 1982. È il racconto di un’infazia segnata dall’oppressione e dalle minacce della polizia morale, ma soprattutto della passione per l’arrampicata che ha portato Nasim Eshqui ad aprire nuove vie sulle montagne di Oman, Emirati Arabi Uniti, Armenia, Turchia, Georgia, India ed Europa. Un libro che è un inno alla libertà, come lo smalto sbeccato sulle sue unghie dopo una scalata, simbolo di energia, femminilità e coraggio. Una voce per tutte coloro a cui la voce viene tolta ogni giorno attraverso soprusi e minacce, parole di montagna, ma soprattutto di speranza e ribellione.
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