Ci sono libri che capitano al momento giusto, quando più nei hai bisogno. Così è stato per me con La manutenzione dei sensi di Franco Faggiani: scoperto un po’ per caso tramite i social media e incuriosita dalla copertina, l’ho acquistato quasi d’impulso, senza pensarci troppo. Mai acquisto fu più azzeccato.
La storia ci porta nelle vite di Leonardo Guerrieri, vedovo cinquantenne, e di Martino, in affido temporaneo a cui viene diagnosticata la sindrome di Asperger. Per fuggire da una vita monotona, grigia e apatica, Leonardo decide di lasciare Milano e trasferirsi nelle Alpi piemontesi, in alta Val di Susa. Proprio grazie alla montagna, a una nuova vita in una casa isolata in mezzo a prati e boschi d’alta quota, finalmente liberi da tutto il superfluo, entrambi riescono a trovare la propria dimensione, a sentirsi più vivi e a coltivare passioni e aspirazioni.
Vivevamo defilati, comunque liberi e con quanto ci serviva davvero. Questo ci teneva a distanza da numerosi problemi. Molte cose, che in città ci sembravano indispensabili, qui, immersi nei boschi, spesso si erano rivelate superflue, ingombranti o, peggio ancora, inutili. Non avevamo mai molta gente intorno, ma non ci sentivamo per niente isolati. Consideravamo i tramonti, le luci, i caprioli, l’odore dell’erba, la neve, i fulmini, gli scoiattoli accasati tra la legna da ardere, il volo acrobatico dei corvi, le forme delle rocce e degli alberi e la solitudine, come elementi di un grande spettacolo riservato solo a noi e ogni giorno diverso.
Pagina dopo pagina diventiamo parte di quel cambiamento di orizzonti e prospettive, ci sentiamo parte di questa famiglia “atipica” ma non per questo meno unita e speciale, che sa aprire le porte della propria casa ad amici e sconosciuti di passaggio, divenendo una sorta di piccolo rifugio, caldo e accogliente.
“La famiglia è quell’insieme di persone con cui uno vive una parte del tempo migliore della propria vita. Io la penso così.”
“Ah. Ed è compreso anche Augusto?”
“Sì, Augusto è un buon amico, uno della nostra squadra. La famiglia, la nostra almeno, tiene sempre le porte aperte e la stufa accesa per un caffè caldo, accoglie tutti coloro che si vogliono bene e si aiutano o vogliono solo riposarsi un po’. È come un piccolo rifugio fuori mano, un posto sicuro anche per chi qualche volta decide di andare via e poi ritornare.”
Non è un libro propriamente sulla montagna, ma è proprio tra quelle cime, boschi e prati che i due protagonisti trovano man mano la propria dimensione e mettono a posto le tessere sparse delle loro esistenze. La vita spartana, gli amici di poche parole ma genuini, schietti e leali, e le lunghe camminate solitarie diventano una vera e propria terapia dell’anima.
Andavo dunque per pratoni, creste e boschi, a passo lento. Fatica, aria e paesaggio pulivano il cervello, facevano venire le idee e mi tenevano in forma. Vagabondaggi necessari per ridare contorni a ricordi e progetti sfilacciati e farli rientrare nelle loro giuste caselle.
Sebbene il libro indaghi il rapporto tra un padre e un figlio, nel romanzo c’è la costante presenza di Chiara, la moglie morta anni prima. Voce silenziosa, Chiara è dolore che col tempo si è trasformato in nostalgia, accompagna Leonardo durante le sue camminate solitarie, e in qualche modo è il motore di tutta la storia, perché senza di lei Martino non avrebbe mai fatto parte di questa famiglia, né i protagonisti avrebbero mai trovato il loro piccolo angolo di felicità.
Ero rimasto lì ancora un po’ a osservare il profilo ormai netto delle montagne che giravano tutt’intorno, la frastagliata linea di confine del nostro mondo. Quello che distillava nostalgia allo stato puro ogni volta che ce ne allontanavamo. A molti quel profilo dava l’idea di una barriera opprimente, perfino ostile. Per noi costituiva un susseguirsi di protezioni. Sapevamo bene che bastava salirle per vedere orizzonti sconfinati e inventare nuovi cammini. Un privilegio da condividere con chi si ama, o con chi, in sintonia, fa almeno un po’ di strada insieme a noi.
La manutenzione dei sensi, di Franco Faggiani, Fazi editore, 2018, pp. 250.
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