Le montagne sono piene di luoghi nascosti, un po’ fuori dagli itinerari più frequentati ma ricchi di storie ormai semi-dimenticati, che ancora vivono grazie ai racconti e alla memoria dei loro abitanti e a qualche escursionista curioso. Ne è un esempio la Cà ‘d Marc picapera, un ricovero in pietra di un pastore scalpellino che si può raggiungere deviando di poco dal sentiero che dall’Alpe Fumavecchia porta a Pian dell’Orso.
Il sentiero (segnavia 524) è molto conosciuto e frequentato ed è parte del Sentiero dei Franchi. Presenta un dislivello contenuto (poco meno di 500 m) e si sviluppa interamente in uno splendido bosco di larici e abeti che rendono il percorso molto suggestivo in ogni stagione (anche in inverno con la neve ha il suo grande fascino), oltre che particolarmente piacevole durante l’estate.
Dopo un primo tratto più in ripido, superata la Fontana del Vallone il sentiero acquista una pendenza molto dolce e si alternano tratti in salita ad ampi terrazzi che permettono di apprezzare appieno la bellezza del bosco e della vegetazione, particolarmente lussureggiante dopo le copiose piogge delle ultime settimane.
Il tempo di scaldare le gambe e spezzare il fiato, ed ecco che la camminata si fa più impegnativa. Ora la pendenza si fa più sostenuta, fino ad arrivare a un bivio segnalato da un cartello che indica una deviazione a sinistra verso la “misteriosa” Cà ‘d Marc (senza il cartello sarebbe quasi impossibile accorgersi della presenza di altri sentieri). In qualche minuto si arriva ad un riparo sotto un grande roccione nella Cara ‘d Montarché, nome ormai scomparso dalle mappe (divenuto quindi un “vuoto” geografico) e ricordato ormai solo nella tradizione locale.
Questo riparo è chiuso nella parte anteriore da un muretto a secco in parte caduto e all’interno è diviso in due da un muretto interno; guardando più attentamente, si scorge sul fondo una lunga pietra levigata a mano che probabilmente aveva la funzione di giaciglio. Tutt’altro che riparo occasionale, fu l’abitazione durante i mesi estivi di Marco Delo, scalpellino villarfocchiardese vissuto nella seconda metà dell’Ottocento dal carattere schivo e solitario. Marco qui era solito salire a primavera inoltrata in compagnia delle sue capre, per poi scendere a valle a inizio autunno, ed è proprio dal suo bizzarro abitante che questo riparo prende il nome di Cà ‘d Marc picapera (la casa di Marco lo scalpellino).
Osservando con ancora più attenzione il riparo si possono scorgere numerose incisioni rupestri, anche molto fantasiose. Possiamo infatti immaginare che Marco, nei lunghi mesi solitari che trascorreva in quota, avesse come passatempo quello di dare sfogo alla sua fantasia e alla sua arte. Così, ecco incisioni che ritraggono pecore, cani e capre, ma anche figure antropomorfe, un uomo armato di fucile (un cacciatore o un soldato?), un cavaliere che trascina un prigioniero con al collo una croce e persino una meridiana (quest’ultima posta poco sopra il riparo e difficilmente raggiungibile).
Negli anni Settanta del secolo scorso queste incisioni rupestri vennero studiate da alcuni appassionati di archeologia che ipotizzarono potessero risalire all’epoca longobarda. Ipotesi influenzata dalla raffigurazione del cavaliere con il prigioniero, la cui croce appesa al collo è molto simile a quella longobarda, ma anche dalla creazione, in quegli stessi anni, del Sentiero dei Franchi. Quest’ultimo venne realizzato interpretando una passo del Chronicon Novalicense, in cui si descrive il percorso che una parte dell’esercito di Carlo Magno avrebbe seguito nel 773 per giungere alle Chiuse di San Michele e cogliere di sorpresa le difese longobarde. Per quanto allettante, questa ipotesi è del tutto falsa, smentita non solo dai racconti tramandati in paese ma anche dall’anno e dalla firma incisi sulla pietra all’interno del riparo: 1893 Delo Marco.
Tornando sul sentiero principale, si affronta l’ultimo ripido tratto di salita per poi uscire dal bosco e raggiungere infine l’ampio pianoro pascolivo di Pian dell’Orso, con la sua cappella dedicata alla Madonna della Neve. La toponomastica della zona (Pian dell’Orso, Orsiera, Tana dell’Orso) ci suggerisce la presenza del plantigrado in passato.
Uno sguardo al vicino Vallone del Sangonetto e al Colle del Vento e poi si torna a scendere nel bosco per tornare all’Alpe Fumavecchia, con il pensiero rivolto alle fantasiose incisioni, bellissimo e sconosciuto esempio di arte rupestre alpina.
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[…] che fa parte del Sentiero dei Franchi. Lungo la salita è possible fare una breve deviazione alla Cà ‘d Marc, un riparo roccioso dove si possono scorgere alcune incisioni rupestri. Da Pian dell’Orso è […]