Un’escursione al Musinè non è mai la solita escursione, né è mai banale. Questa montagna, che si staglia all’imbocco della Valle di Susa con il suo profilo inconfondibile e i suoi toni rossastri, è famosa per tanti motivi: ottima palestra di allenamento per appassionati escursionisti e amanti del trail running, sito geologico di grande pregio, sede di ritrovamento di importanti reperti preistorici e, non certo ultimo per fama, luogo considerato magico e misterioso, attorno al quale ruotano numerosi miti e credenze popolari.
Ma cosa rende questa montagna così famosa, interessante e ricca di miti e leggende? Andiamo con ordine e scopriamolo insieme…
Salire al Musiné: quale sentiero?
Il mistero a partire dal nome: l’etimologia del Musinè
Le rocce del Musinè: una storia geologica straordinaria
Escursione al Musinè: una storia archeologica
Una montagna magica e misteriosa?
Musinè in fiamme: storie di incendi dolosi
Salire al Musiné: quale sentiero?
Situato a circa 20 km da Torino, nelle Alpi Graie, il Monte Musinè è alto 1.150 metri e dalla sua vetta, su cui sorge una croce bianca alta 15 metri eretta nel 1901, si può godere di un bellissimo panorama a 360° che spazia dalla pianura torinese all’arco alpino. È proprio grazie a questa vicinanza con la città, oltre all’esposizione al sole anche in inverno che ne consente la salita tutto l’anno, che rendono questa montagna perfetta per un veloce allenamento. Il percorso più noto per salire in vetta è il sentiero che parte dal centro sportivo di Caselette e che segue la Costa della Croce, lungo il quale si incontra il bel Santuario di Sant’Abaco.
Tuttavia è presente una fitta rete di sentieri e strade sterrate che consentono di osservare e scoprire la montagna da diverse prospettive e organizzare varie escursioni adattabili alle diverse stagioni dell’anno. Come spesso succede nei territori di mezza montagna, molti di essi sono nati per collegare le varie borgate e cascine della zona e per raggiungere boschi e pascoli.
Difficile scegliere un itinerario “migliore” o più bello, ma sicuramente, ogni volta che ci vado preferisco compiere un percorso ad anello, come quello da me scelto per l’ultima escursione al Musinè: partendo dal campo sportivo e seguendo in salita la via classica sulla dorsale est, una volta raggiunta la cima sono scesa lungo il versante sud seguendo il sentiero che proviene da Milanere, tra suggetivi bastioni rocciosi, boschetti di pini mughi e larici e pianori erbosi.
Il mistero a partire dal nome: l’etimologia del Musinè
Il nome Musinè viene erroneamente considerata una contrazione del piemontese Mont Asinè (Monte degli Asini) e sebbene l’espressione “monte Asinaro” compaia in documenti d’archivio di inizio Settecento, la sua origine storica è ben diversa.
In numerosi documenti medievali, infatti, questo monte viene indicato come mons Vicinea, Vesenius, Vesinerius o Vixinerius: sono tutte varianti di un unico termine che deriva da vicus, ovvero villaggio. Il nome Mons Vicinea è poi evoluto, volgarizzandosi in “Musinero” e trasformandosi infine nell’odierno Musinè.
Il Musiné deve quindi il suo nome non agli asini, secondo diffusi luoghi comuni, ma molto probabilmente a un antico insediamento sulle sue pendici, che l’ha reso conosciuto come “la montagna del villaggio”.
Le rocce del Musinè: una storia geologica straordinaria
Anche per quanto riguarda la geologia, nel corso del tempo agli studi scientifici si sono intrecciate leggende, credenze e dicerie. Il più famoso falso mito è che questo monte sia un vulcano estinto, al cui interno si trovano numerose gallerie e passaggi scavati dall’antico magma in cui vi abiterebbero strani esseri.
In realtà la geologia ci racconta una storia certamente meno avvolta di mistero, ma altrettanto straordinaria. Le sue rocce sono infatti frammenti di mantello terrestre che vennero sollevati e portati in superficie grazie ai movimenti tettonici e rimasti pressoché intatti. Queste rocce si presentano in uno stato molto vicino a quello originario poiché non hanno subito processi di metamorfismo, ovvero delle trasformazioni mineralogiche o strutturali dovute a cambiamenti di temperatura e pressione.
Il Musiné ci racconta anche parte della storia dell’antico ghiacciaio della Valle di Susa: alle sue falde, infatti, è possibile osservare dei depositi morenici, appartenenti all’Anfiteatro morenico di Rivoli e Avigliana, e alcuni massi erratici.
Grazie a queste importanti caratteristiche, il Musiné ben si presta a itinerari che permettano di conoscere e approfondire la geologia di questa montagna, che ha davvero tanto da raccontarci.
Escursione al Musinè: una storia archeologica
Compiere un’escursione al Musiné significa anche andare alla scoperta della storia dell’uomo.
La bassa Valle di Susa è stata abitata sin dal 2000-1700 a. C., e sulle pendici del Musinè indagini archeologiche hanno trovato le tracce di una capanna risalente alla fine dell’Età del Bronzo Antico e numerosi ritrovamenti e reperti risalenti alla Tarda Età del Ferro. I tanti menhir e le coppelle, ovvero incisioni rupestri nella roccia, presenti in questa zona sono ulteriori testimonianze di questo lontano passato.
In epoca romana, la zona di Caselette era un luogo cruciale per il controllo e il passaggio di merci e uomini, e scavi archeologici condotti sulle pendici sud-orientali hanno portato alla luce una villa rustica di età romana imperiale.
Punto strategico militare, nel 312 Costantino combatté contro Massenzio proprio alle falde del monte per il controllo dell’Impero Romano d’Occidente e proprio durante questo scontro la leggenda vuole che gli sia apparsa la croce sovrastata dalla scritta In hoc signo vinces (”sotto questo segno vincerai”), avvicinandolo al Cristianesimo.
Successivamente, il luogo divenne fonte di sostentamento per le popolazioni locali, che sfruttavano il legname e coltivavano generi alimentari; da metà ‘800, invece, iniziò lo sfruttamento di piccoli giacimenti di magnesite, ora abbandonati.
Una montagna magica e misteriosa?
Le storie, i miti e le leggende che riguardano questo monte sono davvero numerosi e si perdono nella notte dei tempi.
La più antica, se proprio vogliamo trovarne una, riguarda Erode il Grande, re della Giudea, che, secondo la leggenda, fu esiliato al Musinè per espiare la Strage degli innocenti raccontata nel Vangelo di Matteo. Altri racconti, invece, lo vedono aleggiare qui intorno rinchiuso in un carro di fuoco.
Tra le credenze più famose, vi sono sicuramente quelle che vedono la montagna come sede di avvistamenti UFO e base di un’ipotetica base aliena, nonché come punto catalizzatore di energie e una finestra aperta su un’altra dimensione.
Anche le incisioni e le coppelle che si trovano lungo le pendici del Musinè sono fonte di credenze popolari e falsi miti: non tutte infatti sono “originali”, ma create in tempi decisamente più recenti. Ne è un esempio perfetto l’obelisco sulla cui superficie sono state incise croci e figure che assomigliano a dischi volanti: reso celebre dallo scrittore Peter Kolosimo nel suo libro Astronavi sulla preistoria del 1972, si narra che questa pietra sia una rappresentazione delle macchine aeree viste in cielo dagli uomini primitivi.
Numerose infine sono le voci che circolano riguardo a lupi mannari, immagini spettrali, streghe e spiriti maligni che ogni anno, al primo giorno di maggio, si radunano in una grotta per inneggiare alle forze del male.
Musinè in fiamme: storie di incendi dolosi
Una storia decisamente più triste riguarda i numerosi incendi di origine dolosa che troppo spesso si verificano in questa zona.
Nelle giornate di vento, assai frequenti qui in Valle di Susa, non è raro che vengano appiccati dei fuochi alle pendici del Musinè. Alimentati dal vento e dalla cavalcante siccità, questi incendi divorano la vegetazione e spesso sono visibili fin da Torino.
Uno dei più gravi risale a marzo 2021, quando bruciarono più di 300 ettari di bosco, ma diversi incendi hanno devastato la zona a gennaio 2021, e poi ancora nel 2019, nel 2018 e nel 2017.
Impossibile, percorrendo i vari sentieri, non notare la vegetazione bruciata e i tronchi anneriti delle fiamme, triste immagine della distruzione causata dalle fiamme, spesso di origine dolosa e volontaria.
Per concludere
Tanto famoso e chiacchierato quanto poco conosciuto, questo monte non smette mai di stupire né per il suo grande valore ambientale, né per i panorami che si godono dalla sua cima, né per le tante storie che lo rendono così affascinante.
Compiere un’escursione al Musiné è come compiere un vero e proprio viaggio: naturalistico, umano, leggendario.
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[…] meta per ogni escursionista e trail runner in Valle di Susa e dintorni, il monte Musinè incuriosisce per le tante storie e leggende che lo avvolgono di mistero. Ma è anche una montagna […]
[…] sue montagne sono caratterizzate da rocce ultrabasiche del mantello terrestre, esattamente come il Monte Musiné. La Val Ceronda, infatti, si inquadra nel massiccio ultrabasico di Lanzo, una fascia che si estende […]
[…] particolarità geologica (è infatti costituito da rocce ultrabasiche del mantello terrestre), il Musinè non smette mai di sorprendere, anche nella scelta dei […]