La montagna alle spalle dell’abitato di Borgone è ricca di testimonianze storiche sia della geologia della Valle di Susa sia delle persone che proprio qui per lungo tempo hanno vissuto e lavorato. È una montagna che custodisce storie di pietra e scalpellini, un luogo forse poco famoso a livello turistico ma che vale davvero la pena scoprire a passo lento per assaporarne la bellezza e il fascino.
Questa porzione di territorio ben si presta a escursioni invernali: l’esposizione a solatio risulta infatti particolarmente gradevole nei mesi più freddi e, in caso di nevicate, il manto bianco tende a sciogliere piuttosto in fretta. Inoltre, come per tutte le montagne di mezzo, è costellata di antiche mulattiere e sentieri che un tempo collegavano le varie e numerose borgate.
Partendo direttamente dal centro di Borgone, comodamente raggiungibile da Torino con il treno, le possibilità di escursioni sono tante, dalle più facili alle più impegnative, grazie al prezioso lavoro di pulizia dei sentieri e rifacimento della cartellonistica svolto da un gruppo di volontari (potete scaricare la mappa dei sentieri di Borgone qui).
Per la mia escursione ho scelto di dirigermi dapprima verso frazione Chiantusello e poi iniziare a salire verso Rocca Penna, senza però raggiungerla, per poi deviare in direzione di Piassa Ciatlè, splendido punto panoramico sulla bassa valle. Da qui, seguendo sempre facili sentieri, si può proseguire verso la più famosa Roca Fourà, sopra la frazione di Chiampano.
Roca Fourà è una suggestiva e imponente cava dismessa, dove un tempo veniva svolta un’intensa attività di estrazione della pietra da parte dei “picapera”, ovvero gli scalpellini. Al suo interno, si possono ammirare i solchi lasciati dal lavoro degli scalpellini e diverse macine da mulino abbozzate nella parete rocciosa. Se si vuole visitare Roca Fourà occorre però prestare molta attenzione: per raggiungere la cava bisogna infatti arrampicarsi sulla roccia e il terreno è ripido e scivoloso. Per quanto suggestiva e meritevole di una visita, è vivamente sconsigliato improvvisarsi impavidi esploratori se non si hanno buona dimestichezza con certi ambienti ed esperienza escursionistica.
Poco lontano dalla cava è possibile trovare i resti di alcune costruzioni in pietra, che fungevano probabilmente come ripari degli scalpellini. Il lavoro di estrazione e lavorazione della pietra fu una delle più importanti attività non solo del comune di Borgone, ma anche dei comuni di Foresto, Mattie, Bussoleno, Chianocco, San Giorio, Villar Focchiardo, Vaie e Condove. Il marmo, il granito e lo gneiss estratti dalle diverse cave valligiane venivano utilizzati per costruire case, macine, coperture di tetti (le famose loze), lastroni dei marciapiedi, chiese e monumenti. Filippo Juvarra e Guarino Guarini utilizzarono pietra locale per alcuni dei più importanti monumenti e palazzi di Torino, tra cui Palazzo Reale, Palazzo Madama, Villa della Regina e la basilica di Superga.
Proseguendo con l’escursione poco oltre i ripari dei picapera si incontra una bella roccia montonata, dalla quale è possibile godere di un bellissimo panorama. Tutta questa parte di montagna fa parte di un importante geosito in cui si trovano numerose rocce montonate, ovvero rocce modellate dall’azione modellante e levigatrice del ghiacciaio della Valle di Susa. Lungo il percorso si possono ammirare imponenti contrafforti rocciosi dalla forma arrotondata e dalla superficie liscia.
Oltre alle storie di pietra e scalpellini, queste montagne ci raccontano anche la vita di chi qui viveva e coltivava. Le tante borgate un tempo erano popolate e brulicavano di attività: Case Roure, Achit, borgata Toto, Losa, Chiampano, o le più alte Miloro e Vianaudo. Lungo l’itinerario è possibile infatti scorgere ancora quel che resta di antichi terrazzamenti in pietra, utilizzati per modeste attività agricole; la toponomia, inoltre, ci dice che tra queste rocce un tempo si coltivava la vite (Vigne del Roc).
Scendendo per ritornare verso Borgone, da borgata Achit si incontra il sentiero dei buraciu, ovvero dei pupazzi. Non si incontrano bambole o marionette, ma è di nuovo la pietra a raccontarci una storia: lungo il sentiero troviamo infatti una pietra sui cui sono scolpiti dei simpatici pupazzi.
Un bell’itinerario, con tante possibilità di varianti e collegamenti con i comuni di Condove e San Didero, in cui è possibile conoscere non solo le storie di pietra e scalpellini ma tutto il territorio della Bassa Valle di Susa, ricco di importanti siti naturalistici, storici e culturali che meritano di essere scoperti e raccontati.
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