Immaginate di essere in una località di montagna e di camminare tra le rovine di un villaggio sciistico, il pizzicore della polvere nel naso, il rumore dei vetri rotti sotto i vostri piedi, il grigio spento dei muri scrostati. Quello che può sembrare uno scenario distopico, frutto dell’immaginazione di qualche autore o regista cinematografico, è la realtà in molti luoghi sulle nostre Alpi. Ed è così che si apre il libro Assalto alla Alpi di Marco Albino Ferrari.
L’autore, giornalista e scrittore, nonché uno dei massimi conoscitori della cultura di montagna, ci porta a Viola St. Gréé, una ormai sconosciuta e abbandonata stazione sciistica in Valle Mongia, in provincia di Cuneo. Costruita negli anni ‘70 del secolo scorso dall’ing. Giacono Augusto Fedriani, sul modello del Plan Neige applicato dal governo francese nel tentativo creare un’industria degli sport invernali e al contempo di ridurre lo spopolamento delle Alpi, Viola St. Gréé divenne un ambito centro turistico alberghiero nel cuore delle Alpi Marittime. Data la sua modesta altitudine (1200m), però, a partire dalla metà degli anni ‘80 la neve iniziò a scarseggiare e, all’inizio degli anni ‘90, ne decretò la chiusura e il conseguente abbandono.
Da queste prime pagine iniziali che ci raccontano la storia Viola St. Gréé, Marco Albino Ferrari parte per un interessantissimo excursus sulla cemetificazione delle Alpi avvenuta a partire dagli anni ‘60 del Novecento:
Viola St. Gréé è solo una piccola isola nel vasto arcipelago alpino, una delel più defilate tra le altre innumerevoli come lei. Le Alpi, spazio curvato ad arco al centro dell’Europa […] è abitato da circa quattordici milioni di persone. La catena contiene numerose Viola St. Gréé. Ma chi lo sa? [p. 16]
La riflessione, acuta e dettagliata, si sposta sulla complessità del mondo alpino e sullo sguardo, cambiato profondamente nel corso del tempo. Le Alpi, infatti, sono passate dall’essere considerate un luogo orribile a luogo del sublime nel periodo romantico, per poi giungere al concetto di “ski, sex, sun” delle stazioni integrate. L’autore ci invita a (ri)pensare il rapporto tra lo spazio montano e le nostre vite, poiché ogni sguardo ha una ricaduta sul territorio. Come consideriamo oggi le Alpi? Ancora un luogo del sublime per alpinisti? Un rifugio dello spirito dalla vita frenetica della città? Un laboratorio per nuovi montanari? Oppure uno luogo neutro da riempire con cantieri?
Il titolo, Assalto alle Alpi, riassume egregiamente i concetti e le riflessioni contenute nel libro, breve e scorrevole, ma denso di contenuti. Soprattutto ricco di domande: il lettore deve avere una parte attiva, l’autore si e ci interroga su cosa siano le Alpi su quale sia il loro valore. Ogni sguardo ha portato sulle Alpi un cambiamento, un’attribuzione diversa di valore.
Ma cosa vuol dire valorizzare? La stessa idea di attribuire valore aggiunto, di dare valore con opere di interesse turistico e nuove infrastrutture andrebbe accantonata. La montagna è quello che è: non ha bisogno di essere valorizzata, se non con interventi minimi e leggeri, se non con il ripristino e la cura di ciò che esisteva prima della grande invasione del turismo di massa, per esempio nella manutenzione dei sentieri […]. Un valore enorme ma senza prezzo. L’alterità dell’Alpe, con la sua differenza paesaggistica, culturale, naturale, la sua specificità così spiccata, è già in sé il valore. [pp. 123-124]
Rifiutando qualsiasi estremismo, compresi “l’ambientalismo ideologizzato” e “’l’animalismo più fermo”, Marco Albino Ferrari ci ricorda la complessità del mondo alpino e degli equilibri necessari alla vita dell’uomo su questi territori. Le politiche e gli interventi di sviluppo che riguardano le Alpi devono essere mirate e pensate in coerenza con le specificità dei luoghi.
Il testo si chiude con una splendida riflessione sul silenzio, da sempre l’elemento caratterizzante delle montagne e vero valore aggiunto:
Il silenzio non è un’esperienza facile: non piace a tutti. Il silenzio è come il buio e la notte, e indica un’assenza. È come il vuoto che mette le vertigini, perciò attira tanto chi conosce la montagna. Il silenzio ci mette di fronte a noi stessi: è il grande spartiacque per chi riesce ad apprezzare le Alpi per quello che sono. E il silenzio è la cosa più fragile che esista: per questo diventa sempre più prezioso. [p. 127].
Marco Albino Ferrari, Assalto alle Alpi, Einaudi, Torino, 2023, pp. 144.
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