I mesi più freddi e corti dell’anno sono un invito a scendere di quota. Le escursioni in alta montagna, infatti, possono diventare troppo impegnative, inaccessibili oppure rischiose se non si posseggono le adeguate competenze e attrezzature tecniche*. Ecco quindi che questo periodo può essere un’ottima occasione per per rallentare, godere della bellezza essenziale del paesaggio invernale e scoprire i sentieri dalla media montagna in giù, spesso ricchissimi di beni culturali “minori” e dalla storia antica. Uno di questi è l’anello della Serra d’Ivrea, una bella e piacevole escursione che si snoda tra i comuni di Chiaverano, Bollegno e Burolo.
L’anello della Serra è un itinerario che combina natura e storia: si cammina immersi in silenziosi boschi di castagno e si percorre un tratto lungo la dorsale della collina morenica, per poi scendere verso la pianura e scoprire deliziose chiesette romaniche e il famoso Ciucarun, un suggestivo campanile che si erge solitario in mezzo un prato.
L’itinerario parte da Chiaverano, un antico borgo medievale adagiato sui colli della Serra e si snoda tra viottoli tra le vigne, mulattiere selciate e viuzze campestri. Si risale dolcemente il pendio della Serra (occorre prestare prudenza e attenzione alle auto nei brevi tratti in cui si percorre la Strada Provinciale 221) e si percorre un tratto dell’Alta Via dell’Anfiteatro Morenico di Ivrea fino a raggiungere la Torre della Bastìa. La costruzione che si vede oggi è una ricostruzione in legno dell’originale, edificata nel 1296 dal vercellese Simone Avogadro di Collobiano per difendere la Via Nova e il commercio vercellese con la Valle d’Aosta dai comuni di Andrate e Chiaverano, i cui abitanti la distrussero nel 1309. La Serra, infatti, era una terra di confine, una zona contesa tra Canavesani e Vercellesi che, nel corso del XIII secolo, eressero molti borghi franchi a difesa dei loro confini e dei loro sbocchi commerciali.
Dalla torre, l’escursione prosegue fino al Passo dell’Oca e al Basariùnd, un voluminoso masso erratico dalla forma arrotondata (“riùnd” significa “rotondo”) che, come molti altri roch, ha acceso l’immaginazione popolare. Da qui si inizia a scendere imboccando la diagonale della Serra, uno dei tanti sentieri della collina morenica che nel corso dei secoli ha avuto la funzione di trait d’union tra eporediese biellese.
La discesa porta a quella che potrei definire la seconda parte dell’anello della Serra d’Ivrea. Se la prima parte, infatti, è più di interesse naturalistico e geologico, la seconda conduce alla scoperta dei piccoli tesori storici di questo territorio. Incontriamo da subito il campanile di San Martino di Paerno, meglio conosciuto come Ciucarun (ovvero “grosso campanile”). Risalente alla seconda metà dell’XI secolo, è ciò che resta della chiesa del borgo di Paerno, demolita a seguito di un decreto vescovile del 1731.
Si prosegue poi lungo strade sterrate e secondarie fino alla chiesa romanica di Santa Maria Maddalena, edificata nell’XI secolo su un affioramento roccioso. Si affronta un’ultima breve salita nel bosco per poi affacciarsi su uno splendido panorama su Chiaverano e il Canavese, dove si scorgono il castello di Montalto Dora e la chiesa di Santo Stefano Sessano. Quest’ultima è la tappa finale dell’escursione, ma non certo meno suggestiva. Anch’essa fu edificata nell’XI secolo in stile romanico e si erge su un dosso roccioso arrotondato e levigato all’azione del Ghiacciaio Balteo. Nell’area circostante si possono ammirare alcuni vitigni coltivati a pergola e sostenuti dalle “culigne“, pali in pietra ricavati dai trovanti della Morena, e un grazioso giardino di erbe aromatiche, realizzato con il supporto del Dipartimento di Biologia Vegetale dell’Università degli Studi di Torino.
Lasciata la bella chiesa di Santo Stefano, l’escursione si chiude ritornando al parcheggio antistante il Comune di Chiaverano. Consiglio di allungare ancora un po’ la camminata e dedicare del tempo per gironzolare tra le vie del paese e vedere la chiesa parrocchiale di San Silvestro Papa, risalente al XIII secolo, e la rocca del castello, entrambi in posizione sopraelevata rispetto al resto dell’abitato.
*A questo proposito ricordo che dal 1° gennaio 2022, l’articolo 26 del decreto legislativo 40 del 28 febbraio 2021 ha introdotto l’obbligo di dotarsi di artva, pala e sonda quando si praticano attività escursionistiche, anche con racchette da neve, “in particolari ambienti innevati laddove, per le condizioni nivometeorologiche, sussistano rischi di valanghe”. Se ti affidi a una guida che accompagna in in questi ambienti, assicurati che fornisca tale attrezzatura (il rischio zero non esiste e i sentieri “sicuri” sono ben pochi). Ce ne sono molte che lo fanno e che hanno la giusta esperienza e le adeguate competenze: diffida di chi minimizza il rischio e non scegliere solo per le foto più belle o per la meta più “cool”, è in gioco la tua sicurezza.
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