Ci sono escursioni che, pur restando vicine a casa, sanno trasformarsi in piccole grandi avventure. Credo profondamente che bastino un cuore attento, un’anima curiosa e quello sguardo meravigliato che sa cogliere la bellezza nascosta, per vivere esperienze uniche e straordinarie anche dietro l’angolo. Così è stato per l’escursione al Rifugio Vaccarone, partendo dal Piccolo Moncenisio.
Era da tempo che volevo raggiungere il rifugio cambiando itinerario. La salita “classica” al Vaccarone, infatti, è quella che parte da Grange della Valle, a Exilles. Quest’anno, invece, ho scelto un sentiero meno battuto, ma capace di sorprendermi con una bellezza silenziosa e travolgente. L’ho percorso in solitudine, una giornata tutta per me immersa nella natura, in contatto con il cuore pulsante della montagna.
Qualunque sia il sentiero intrapreso, raggiungere il Rifugio Vaccarone — situato a 2.750 metri d’altitudine — richiede buona preparazione e allenamento. I percorsi che conducono fin lassù attraversano ambienti selvaggi e impegnativi, poco adatti a chi è alle prime armi o si avvicina da poco al mondo dell’escursionismo.

Escursione al Rifugio Vaccarone: l’itinerario
La mia camminata comincia al Rifugio del Piccolo Moncenisio. Dopo aver lasciato l’auto nel comodo parcheggio poco prima del rifugio, mi incammino lungo il sentiero segnalato che conduce ai laghi Perrin, raggiungibili in meno di un’ora. Il tracciato si inerpica oltre un primo rilievo montuoso, per poi aprirsi su un ampio pianoro erboso, dove, come due gemme incastonate nella conca, si adagiano i laghi Perrin Inferiore e Superiore. Da qui lo sguardo si perde verso l’alto, catturato dall’eleganza aspra dei Denti d’Ambin: una cresta rocciosa scolpita dal tempo, frastagliata in tre cuspidi aguzze che si innalzano fino a toccare i 3.372 metri.
Superati i laghi, si scende alle Granges de Savine lungo una ripida discesa attrezzata con corde fisse: è necessario prestare un po’ di attenzione, ma il breve tratto non presenta particolari difficoltà né pericoli. Da qui si entra nel suggestivo Vallon de Savine e, seguendo per circa 3 km un facile sentiero dalle pendenze piuttosto dolci che si snoda accanto al torrente omonimo, si raggiunge un ampio pianoro pascolivo dove sorge il Lac de Savine. Proseguendo oltre il lago, si giunge al Col Clapier, passo di straordinario fascino e importanza storica: secondo molti studiosi, infatti, sarebbe proprio questo il valico attraversato da Annibale nella sue epica marcia verso l’Italia, come descritto da Polibio e Tito Livio, le cui narrazioni si accordano sorprendentemente bene con le caratteristiche geografiche e morfologiche del colle.
Ha inizio qui la seconda parte dell’itinerario, decisamente più impegnativa, ma forse anche la più suggestiva. Dal colle si rientra in territorio italiano e, dopo poche centinaia di metri e un breve tratto attrezzato con corde fisse, si scende nel vallone sottostante. Raggiunto il torrente, si incontra un bivio: il sentiero che piega a destra è classificato come “Alpinistico” e prevede, nella parte finale, il superamento di un tratto attrezzato con corde fisse; il ramo di sinistra, invece, è classificato come “Escursionistico” e aggira la barriera rocciosa del Gias.
Scelgo quest’ultimo tracciato e, passo dopo passo, il panorama si apre sulla Val Clarea, la Bassa Valle di Susa e la pianura torinese: uno spettacolo meraviglioso che mi accompagna lungo tutto il percorso. Dopo alcuni tratti in lieve discesa e risalita, affronto un canalino roccioso, ripido e dal fondo un po’ sdrucciolevole, che conduce al Ricovero del Gias. Da qui, l’ultimo sforzo su un sentiero che ancora guadagna quota mi porta al Rifugio Vaccarone, raggiungibile in poco meno di mezz’ora.

Il sentiero di ritorno, tra corde fisse e panorami
Dopo un gustoso pranzo a base di prodotti locali biologici preparato dall’amico e rifugista Andrea, mi fermo volentieri a chiacchierare e godermi il meraviglioso panorama. A farci compagnia, qualche giovane di stambecco, il suono del leggero vento e la bellezza imponente delle montagne intorno a noi. Non vorrei più scendere, ma l’orario mi impone la discesa.
Questa volta opto per il percorso attrezzato e – a mio avviso – erroneamente classificato come “alpinistico”. Il sentiero scende lungo il ripido costone roccioso e subito si affronta un facile canalino attrezzato con un cavo. Si arriva poi nel vallone sottostante, dove sorgono i laghi Clapier. Trovo ancora qualche nevaio, che riesco a superare senza difficoltà e attraverso il vallone, per poi risalire verso il bivacco transfrontaliero Hannibal, una “futuristica” struttura esagonale in legno e lamiera, con un’ampia vetrata che offre una bellissima vista panoramica. Caratteristiche che lo hanno reso una delle mete più gettonate da chi vuole trascorrere una notte in bivacco, complici la facilità del sentiero per raggiungerlo e la notorietà sui vari canali social*.
Al bivacco mi aspetta una splendida sorpresa: un gruppo di stambecchi pascola nei pressi della struttura. In silenzio, mi siedo su una roccia e scatto qualche foto.
Riprendo il cammino di ritorno. In pochi minuti raggiungo il Lac de Savine e da qui ripercorro lo stesso sentiero di andata, arrivando all’auto col calar del sole, felice per la mia escursione al Rifugio Vaccarone e la meravigliosa giornata trascorsa.















*Il bivacco è una struttura di piccole dimensioni non custodita a uso degli alpinisti e degli escursionisti per rifugio e pernottamento. Generalmente sono posti in luoghi particolarmente isolati e offrono un ricovero di emergenza e di fortuna. Negli ultimi anni dormire in bivacco è diventata una vera e propria moda, amplificata dai social media, che ha creato seri problemi di vandalismo e iper-frequentazione.
Leave A Reply