Le Valli di Lanzo offrono tanti percorsi ideali da percorrere in primavera o autunno, che coniugano ambienti naturali di straordinaria bellezza e storie legate al passato dei montanari che qui vivevano e lavoravano. L’escursione a Punta Lunelle è sicuramente uno di questi tanti itinerari, un mix perfetto di natura, panorami e storie affascinanti.
Salire a Punta Lunelle è un’ottima occasione per compiere una bella escursione ad anello, lunga e appagante, che permette di attraversare diversi ambienti naturali, dai boschi di conifere a luoghi aspri e rocciosi. Inoltre, permette di conoscere la storia di questi luoghi, fortemente legati all’attività di estrazione mineraria. Si narra infatti di miniere d’oro situate nel Vallone del Rio Ordagna…ma c’erano davvero giacimenti di oro? In realtà si tratta di una credenza popolare; in passato c’erano sì delle miniere (di cui ancora oggi sono visibili dei resti), ma si estraevano metalli meno nobili, quali rame, ferro e piombo.
Per questa escursione si parte da frazione Villa di Traves, da dove si imbocca una bella mulattiera, dedicata a Piergiorgio Frassati, che sale in un bosco di latifoglie costeggiando il rio Piave. Proprio all’imbocco della mulattiera è possibile osservare ciò che resta di un’antica fucina di chiodaioli. Nei tempi passati, era un ambiente ricorrente nei comuni di Traves, Mezzenile e Pessinetto: questa porzione di territorio lanzese era infatti nota per la tradizionale lavorazione artigianale del ferro, che si è mantenuta viva fino alla Seconda Guerra Mondiale. Quasi ogni abitazione possedeva una piccola fucina, dove spesso vi lavoravano anche le donne della famiglia e si producevano principalmente chiodi per scarpe.
Percorrendo la mulattiera, in poco tempo si raggiunge Pian Bracon, un pianoro all’ombra di betulle dove è presente una piccola area picnic. Da qui si prosegue per un breve tratto su strada sterrata, per poi subito imboccare a destra il sentiero per Punta Lunelle. La mulattiera sale ora tra conifere e offre bellissimi scorci panoramici sull’abitato di Traves, sul santuario di Sant’Ignazio, sulla cresta di Bramafam e sull’Uja di Calcante. La mulattiera si fa più ripida, per poi farsi più dolce quando si raggiunge il Pian delle Draie. Qui si trova un bivio: a sinistra si prosegue per le miniere, il Colle Pra Lorenzo e l’Uja di Calcante; a destra per Punta Lunelle.
Si affronta ora l’ultimo tratto di salita, attraversando ambienti rocciosi dal fascino aspro e selvaggio, raggiungendo la panoramica cima. Nelle giornate terse, la vista spazia su tutta la bassa valle di Lanzo e i valloni laterali. Anche se lo spazio in cima non è molto, è sicuramente un luogo ideale in cui fermarsi per una meritata pausa e godersi il bellissimo panorama.
Per la discesa, si percorre il sentiero che si snoda nel vallone del Rio dell’Uja. Il primo tratto scende tra erba alta, cespugli di rododendri e imponenti bastioni rocciosi, le Lunelle. In passato queste pareti hanno giocato un ruolo importante nella storia dell’alpinismo torinese, insieme alle palestre di roccia della bassa Valle di Susa. Oggi sono praticamente abbandonate, dimenticate per palestre di roccia più comode da raggiungere e con gradi di difficoltà maggiori.
Si rientra nel bosco e si raggiunge il Col Cresta, per poi arrivare in poco tempo alla borgata abbandonata dei Gerbi. Poco oltre, si ignora il bivio che riporta al sentiero Frassati e si devia sulla sinistra, imboccando un sentiero che scende ripido verso Prà Marella e l’abitato di Pugnetto. Particolarità di Pugnetto è la sua chiesa bifrontale: una facciata è dedicata alla Vergine ed è di impianto settecentesco, con decori barocchi; l’altra risale al 1910 ed è dedicata ai santi Lorenzo e Valentino. Si tratta in realtà di due chiese, edificate in epoche storiche diverse, che condividono la zona absidale, sui ci si trova un doppio altare speculare.
Superato l’abitato e rientrati nel bosco, si arriva alle Grotte di Pugnetto, un complesso di cavità naturali derivate dall’azione tettonica combinata a fenomeni di carsismo. Qui trovano rifugio chirotteri altre specie endemiche di artropodi, motivo per il quale le grotte sono tutelate ai sensi della Direttiva Habitat e fanno capo all’Ente di gestione delle aree protette dei Parchi Reali.
Si percorre ora l’ultima parte dell’itinerario, seguendo il sentiero che in poco tempo riporta a Traves e chiudendo così il lungo e interessante anello.











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