È il 1924 e quell’anno il Giro d’Italia rischiava di passare totalmente inosservato. A causa di un contenzioso sui compensi, infatti, le squadre e i grandi campioni disertarono la “Corsa Rosa“. Fu l’anno dei giovani e dei nuovi talenti, i cosiddetti “corridori isolati”, ma soprattutto fu l’anno, e la corsa, di Alfonsina Morini Strada, unica donna nella storia del Giro ad aver mai gareggiato coi maschi. Simona Baldelli ci racconta questa storia, e la vita di questa donna straordinaria, nel libro Alfonsina e la strada, edito da Sellerio.
Nata nel 1891 nella campagna bolognese, a Fossamarcia, in una famiglia di braccianti, Alfonsina a dieci anni sale di nascosto sulla bicicletta del padre e scopre che il mondo si estende ben oltre i confini del suo paese natio.
Alfonsina, a dieci anni, non aveva visto niente di più bello. Chissà dove si poteva arrivare in bicicletta. A Fiesso, o Prunaro. Perfino a Budrio. E Bologna, Madonna santa, fino a Bologna, e più in là di dove le gambe potevano andare e arrivava l’immaginazione.
Da quel momento, Alfonsina non scende più dalle due ruote. Con la scusa di andare a messa e successivamente di procurarsi del lavoro come sarta, la domenica scappa a vedere le corse ciclistiche a Bologna: scruta i corridori, ne imita la pedalata e la postura, rimane affascinata da quel mondo precluso alle donne. Tra stupore e incredulità, osteggiata e derisa, inizia anche lei a partecipare alle gare, conquistandosi in pochi anni il titolo di “miglior ciclista italiana”. Nel 1909 corre al Grand Prix di Pietroburgo, dove riceve una medaglia dallo zar Nicola II in persona; nel 1917 si presenta alla redazione della Gazzetta dello Sport e chiede (e ottiene) di iscriversi al Giro di Lombardia, partecipando per la prima volta a una corsa su strada sfidando atleti di sesso maschile.
Alfonsina e la strada non è un mero racconto di gare, numeri e imprese. È soprattutto il racconto delicato della vita e delle avventure di una donna che non si è mai arresa di fronte alla disparità tra i due sessi e che per prima ha sfidato il maschilismo in ambito sportivo. Il libro mescola sapientemente fatti concreti e invenzione letteraria, un romanzo biografico riuscitissimo che ci riporta la figura di una donna che ha sempre voluto spostare l’asticella del limite un po’ più in là e che non ha mai voluto credere di essere “carne di scarto”.
Ormai era diventato un pensiero fisso. Voleva verificare se le donne valessero meno degli uomini.
La “regina della pedivella” partecipa così al Giro d’Italia, unica donna. Si iscrivono in 108, partono in 90 e concludono la gara in 30. Tra questi c’è lei, Alfonsina Strada. Una competizione durissima, tra cadute rovinose e biciclette rotte (aggiusta il manubrio spezzato con un manico di scopa) e, sebbene fuori tempo massimo alla quart’ultima tappa, le viene concesso di continuare il Giro senza numero, completandolo tra gli applausi. Con i soldi guadagnati, paga la retta del manicomio dove era rinchiuso il marito, Luigi Strada, suo primo grande tifoso fin dai tempi delle prime corse a Bologna.
Alfonsina ha sfidato la società dell’epoca, non si è mai arresa di fronte al limite né di fronte agli insulti. Per lei la bicicletta è stata un simbolo di libertà ed emancipazione, dalla povertà e dalle convenzioni, in una sfida continua con sé stessa per arrivare più lontano, là dove nessuno si era ancora spinto.
Ogni volta che le avevano detto matta, vacca, logia, non ce la farai, aveva creduto parlassero di lei, la giudicassero una misera cosa. No. Mentre le ripetevano che avrebbe fallito, le stavano solo mostrando i loro limiti. Nemmeno ci arrivavano col pensiero, là dove Alfonsina era già da un pezzo.
Un invito per tutti noi, a seguire l’immaginazione, a credere di poter fare più di quanto si creda, perché la vera sfida è “arrivare più in alto, mica spingere gli altri più in basso”.
Simona Baldelli, Alfonsina e la strada, Sellerio, Palermo, 2021, pp 320.
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[…] fin dove posso arrivare, di alzare un po’ l’asticella ogni volta e superare i miei limiti (Alfonsina Strada è per me un’ispirazione); un po’ è la possibilità di attraversare territori a un ritmo che […]