Monumento simbolo della Regione Piemonte, la Sacra di San Michele svetta imponente all’imbocco della Valle di Susa, accogliendo con il suo inconfondibile profilo valligiani e turisti. Arroccata a 960 metri di altitudine, sulla cima del monte Pirchiriano, è una delle architetture religiose più importanti del territorio alpino, che merita sicuramente una visita. Un modo diverso per raggiungerla è percorrere la Ferrata Carlo Giorda, o più comunemente nota come Ferrata della Sacra di San Michele.
Come per la salita in bicicletta al Colle Braida, anche salendo la ferrata della Sacra di San Michele si ha la possibilità di scoprire e conoscere alcune figure importanti dello sport che sono nate o hanno vissuto nel territorio valsusino. La Via ferrata, infatti, è intitolata a Carlo Giorda, noto alpinista e Istruttore Nazionale di Scialpinismo italiano originario di Sant’Ambrogio scomparso il 17 agosto 1985 durante una scalata sulla Parete Est delle Grandes Jorasses. A lui è inoltre intitolata la Scuola di Alpinismo e SciAlpinismo del CAI Intersezionale Val Susa e Val Sangone.
Diventata meta conosciuta e apprezzata dagli sportivi della zona, la via ferrata è sempre molto frequentata, soprattutto durante i fine settimana. È facilmente raggiungibile in auto, che si può lasciare in un ampio parcheggio accanto alla Strada Statale 25 e adiacente all’attacco della via, oppure in treno da Torino, scendendo alla stazione di Sant’Ambrogioe attraversando a piedi il centro storico del paese (che merita una visita).
La ferrata inizia vicino al lago dei Camosci, lungo la Ciclovia Francigena, e si sale piuttosto agilmente senza incontrare particolari difficoltà tecniche. Man mano che ci si alza di quota, si può apprezzare il bel panorama che si apre sulla Bassa Valle di Susa, sulle montagne circostanti e sulla pianura torinese. Per me, il momento più bello per iniziare la salita è il mattino presto, quando la luce è soffice e colora di un delicato dorato il paesaggio intorno. Data l’esposizione, in estate è consigliato percorrere la ferrata della Sacra di San Michele al mattino presto, per non patire troppo il caldo e approfittare di alcune zone ancora in ombra.
Dopo circa 300 m di dislivello, si incontra la prima via di fuga che si collega alla mulattiera storica, situata a Pian Risulete poco prima del Ponte Tibetano. Inaugurato nel 2016, è lungo 80 metri: lo si può scorgere chiaramente anche dal basso ed è senza dubbio il punto più emozionante e adrenalinico di tutto il percorso.
A questo punto ci si trova a circa metà dell’intera via ferrata, che ha un dislivello complessivo di 600 m. Superato il ponte ci si trova a Pian Cestlet, un ripiano molto panoramico su cui si trova, scolpita nella roccia, l’antica chiave di confine tra i comuni di Chiusa San Michele e Sant’Ambrogio.
Da qui, si salgono ancora circa 200 m e si arriva al cosiddetto “U Saut du Cin” (ovvero, “il salto del cane”). Qui si interseca un vecchio sentiero che un tempo collegava il paese di Chiusa San Michele alla frazione San Pietro. Questo sentiero è ancora percorribile: è la seconda via di fuga verso frazione San Pietro, mentre in direzione dell’abitato della Chiusa occorre prestare molta attenzione perché piuttosto scosceso (classificato come EE).
Si salgono ancora gli ultimi metri di dislivello della ferrata e finalmente ci si trova ai piedi degli imponenti muri in pietra dell’abbazia. Per raggiungere il Sepolcro dei Monaci e accedere alla Sacra bisogna seguire un sentiero sulla destra, non troppo agevole e con diversi saliscendi.
Per scendere ci sono almeno due alternative: la via “classica”, e quella che abbiamo seguito noi, è la bella e comoda mulattiera che scende a Sant’Ambrogio, passando per la bella frazione San Pietro; un’alternativa è imboccare il sentiero sulla sinistra che conduce a Chiusa San Michele. Due valide alternative che permettono entrambe di fare due passi per i centri storici dei due paesi.
Abbiamo percorso l’intera ferrata in circa 4 ore, ma se non si è molto allenati o si fanno molte pause, occorre preventivare circa 5/6 ore, come indicato dai pannelli posti nel parcheggio delle auto. Non presenta grandi difficoltà tecniche e per questo è adatta a chi non ha molta esperienza di vie ferrate, tuttavia non bisogna sottovalutarne la lunghezza, che potrebbe incidere molto sul fattore stanchezza. Altra accortezza molto importante, valida per tutte le vie ferrate, è vivamente sconsigliato percorrerla in presenza di pioggia o ghiaccio, per evitare spiacevoli incidenti.
Insieme alla via ferrata degli Orridi di Foresto, la ferrata della Sacra di San Michele è senza dubbio uno dei “must” in Bassa Valle di Susa, che consentono di scoprire in modo alternativo due delle tantissime bellezze storiche e naturali presenti su questo territorio, troppo spesso considerato solo come luogo di passaggio verso l’alta valle o la vicina Francia.
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