Fare il mestiere della guida ha senza dubbio molti vantaggi. Il primo è quello di poter andare alla scoperta di nuovi luoghi, trovare nuovi percorsi da proporre, ma soprattutto provarli per verificarne la percorribilità e trovare le varianti se necessario. Sebbene sia un itinerario piuttosto conosciuto, l’anello degli 11 ponti in Val Chisone è per me fuori dalla mia solita zona ed è stata per me una piacevole sorpresa.
L’itinerario, meglio conosciuto come “l’anello dei 7 ponti“, parte dal comune di Pinasca, nei pressi del cosiddetto Ponte di Annibale e si addentra nel Vallone del Grandubbione, seguendo il sentiero 347. Merita senza dubbio partire dal fondovalle: si deve camminare un bel tratto prima di incontrare il primo ponte, ma il sentiero che si snoda nel bosco è molto gradevole, con antichi terrazzamenti delimitati da muretti a secco, e, una volta giunti a Tagliaretto, si possono ammirare le sue numerose meridiane e la graziosa cappella di Serforan, dedicata a San Domenico, che sorge su un poggio a picco sul torrente.
Qui incontro un altro escursionista solitario come me e iniziamo a chiacchierare per poi decidere di proseguire insieme lungo il percorso. Il bello dei sopralluoghi è anche incontrare altri camminatori, scambiare qualche parola insieme o decidere di condividere passi e storie.
Il sentiero ora scende verso i Rii del Gran Dubbione, che sorgono alle pendici del Monte Aquila e del Monte Cristetto, al confine con la Val Sangone. Finalmente si incontra il primo ponte in legno, contrassegnato da un cartello che ne indica il nome, e si cammina accompagnati dal suono allegro del torrente. Si percorre la stretta gola con alte pareti rocciose dove sono presenti diverse vie di arrampicata e man mano si attraversano sette ponti prima di giungere alle borgate Rocceria e Serremoretto.
Pausa pranzo vicino alla bella chiesetta di Serremoretto, che sorge su un panoramico crinale, con la vista che si allarga a tutte le cime che coronano il vallone, il Monte Cristetto, il Monte Muretto, la Punta della Merla e la Punta dell’Aquila, per citarne alcuni. Dopo aver mangiato, è impossibile non addentrarsi tra le viuzze della borgata, con le sue piccole case in pietra e legno. Mi immagino come doveva essere abitare in questo vallone, le case e le stradine piene di vita, le persone indaffarate, i camini fumanti. Vita alpina delle montagne di mezzo, quelle montagne che hanno conosciuto lo spopolamento e l’abbandono durante il boom economico del secondo dopoguerra, ma che ancora custodiscono storie preziose che vale la pena riscoprire e ricordare.
L’escursione continua ora seguendo il sentiero che porta nel vallone adiacente, chiamato “Comba dei Traversi“, aumentando così il numero dei ponti che si attraversano. Qui ci si immerge in un bellissimo bosco di faggi e castagni: peccato che il sentiero sia completamente ricoperto dalle foglie cadute in autunno, raggiungendo quasi i fianchi in alcuni punti in cui si sono accumulate a seguito del vento. Pazienza, il bello dei sopralluoghi è anche fatto da queste piccole “avventure”.
I ponti qui sono in pietra e decisamente più carichi di storia e di fascino rispetto a quelli rifatti incontrati in precedenza. Sembra di camminare in un altro tempo e un’altra epoca. Non si sentono suoni a parte le foglie sotto i piedi e il rio a lato e la civiltà sembra qualcosa di molto lontano. Rimango affascinata dagli scorci che questi attraversamenti offrono, dai vecchi faggi dai tronchi imponenti, dalle limpide pozze di acqua, dalle rocce e dagli archi in pietra dei ponti.
L’ultimo ponte purtroppo non c’è più, così tocca guardare (non c’è molta acqua), per poi risalire e ricongiungersi col sentiero di andata, completando così l’anello degli 11 ponti.
Prima di percorrere questo itinerario, occorre verificare l’agibilità dei ponti: possono infatti essere danneggiati a causa di piene e straripamenti o in corso di manutenzione, oppure mancare del tutto come nel mio caso. Una telefonata al comune di Pinasca risolverà sicuramente ogni dubbio e permetterà di godersi appieno la giornata senza rischi o pericoli.
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