Durante le settimane di quarantena si è discusso molto di turismo, della grave crisi che tutto il settore sta subendo e delle possibili modalità di ripresa e rilancio. Tutti gli addetti ai lavori sono concordi: occorre puntare sul turismo di prossimità e riscoprire destinazioni a pochi chilometri da casa, montagne comprese. In parte ne avevo discusso un po’ di tempo fa con gli amici Gabriele e Ruben di Duma c’anduma in una piacevole diretta su Youtube, in cui abbiamo parlato di cultura e comunicazione del turismo montano.
L’entusiasmo dato dalla fine dell’isolamento non ha tardato a dare i suoi frutti, con centinaia di persone che si sono letteralmente riversate nelle vallate alpine, in cerca di laghi, torrenti, prati, vette, con risultati più nefasti che benefici.
Prima però di analizzare un pochino più nel dettaglio la situazione attuale, occorre fare un salto indietro e capire rapidamente l’evoluzione del turismo in montagna. Come si sente spesso ripetere, occorre comprendere il passato e imparare da esso.
Breve storia del turismo montano
Nato alla fine del 1700, periodo in cui si intrapresero le prime ascensioni sulle Alpi, il turismo montano si è successivamente trasformato e consolidato come turismo di villeggiatura, con un conseguente sfruttamento economico ed edilizio che hanno radicalmente cambiato la percezione dell’ambiente alpino da parte del grande pubblico, che l’ha considerato come sempre più accessibile e alla portata di tutti.
Attualmente, sta crescendo l’attenzione verso un turismo lento e sostenibile, ma soprattutto si sta evolvendo in un prodotto “esperienziale” di largo consumo, dove al centro di tutto c’è l’esigenza di sentirsi protagonisti della propria vacanza e vivere momenti “unici”.
Fateci caso: ovunque si fa promozione turistica troviamo termini come “esperienza”, “experience”, “esperienziale”. Tutto è diventato esperienza. Una domanda, però, sorge spontanea: di cosa stiamo facendo esperienza?
Turismo di territorio, aprirsi al dialogo
Se teniamo ben a mente la domanda posta poco sopra, questa farà scaturire altri interrogativi, primo fra tutti: in che modo mi relaziono con la destinazione turistica, ovvero il territorio che sto visitando? Perché prima di tutto una destinazione è un territorio, con tutte le sue peculiarità ambientali, storico e culturali e in cui vivono e lavorano persone.
È per questo motivo che all’aggettivo “esperienziale” preferisco associare al termine turismo il complemento “di territorio”, e non solo quando si tratta di montagna. Quando viaggiamo, che sia per lunghi periodi o per una fugace gita fuori porta, occorre imparare a dare valore e a rispettare il luogo che stiamo visitando e la sua identità. È a questo punto che può davvero entrare in gioco l’esperienza, che va di pari passo con la conoscenza.
Turismo montano, quale approccio?
Ora più che mai è necessario ripensare alle modalità di turismo, in particolare quello montano. La montagna è un ambiente estremamente delicato, che ha già subito i danni delle infrastrutture invasive costruite negli ultimi decenni (pensiamo all’ingente impatto che hanno gli impianti da sci e l’edilizia sconsiderata) e che è messo a dura prova dal cambiamento climatico.
L’impegno richiesto è tanto e deve partire dalle istituzioni, dalle imprese e dai singoli cittadini. Serve una linea di azione di promozione turistica ragionata e mirata e occorre più che mai fare rete tra i diversi operatori del settore, non guardandosi di sbieco come concorrenti ma sviluppando progetti comuni che mirino a valorizzare e promuovere un turismo responsabile e di qualità, per evitare più che mai fenomeni di turismo di massa o “mordi e fuggi”.
E sì, l’impegno deve partire anche da ognuno di noi. Quando scegliamo di fare una gita, un’escursione o un viaggio, facciamolo consapevolmente, cercando il più possibile di privilegiare quelle offerte che ci possano davvero aprire al dialogo con il territorio e le persone che lo vivono.
Se ci dirigiamo in montagna, inoltre, teniamo ben presenti le nostre capacità e i nostri limiti, perché l’ambiente alpino presenta dei rischi che non vanno mai sottovalutati. Scegliamo dei professionisti che ci possano aiutare e guidare, che ci portino alla scoperta di destinazioni fuori dalle mete più comuni e gettonate ma non per questo meno affascinanti, che ci permettano di entrare in contatto con la vita delle persone e dei luoghi.
E soprattutto, mettiamo da parte il nostro ego e lasciamo che sia il territorio a parlarci.
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[…] corso degli ultimi anni, e in particolare in questo periodo post Covid-19, si parla spesso di turismo di prossimità, turismo sostenibile, ecoturismo, turismo culturale, turismo consapevole o turismo responsabile. Ma […]
[…] il nostro sguardo e il nostro atteggiamento nei confronti di queste terre, di praticare un turismo il più possibile consapevole, di riconoscerne il valore e i significati e di superare l’idea della montagna come mero […]