Situato tra la Val Ceronda e la Valle di Viù, il Passo della Croce collega i comuni di Vallo Torinese e Germagnano ed è una meta perfetta per i mesi invernali senza neve e inizio primavera grazie alla sua ottima esposizione a sud. Nonostante la sua modesta altezza (1.254 metri), dal colle la vista spazia dalla pianura torinese alle stupende montagne delle Valli di Lanzo. Nelle giornate terse, si possono infatti ammirare la città di Torino, con i suoi due grattacieli, la Mole Antonelliana e la Basilica di Superga, la magnifica corona montuosa che abbraccia la Valle di Viù, il Santuario di Santa Cristina o l’Uja di Mondrone.
La maggior parte degli escursionisti che decide di raggiungere il Passo della Croce partendo da Vallo Torinese compie la salita e la discesa seguendo il medesimo sentiero. Tuttavia, è possibile compiere una bella escursione ad anello, sicuramente più lunga e impegnativa e con qualche tratto più ripido in discesa in cui occorre prestare molta attenzione a causa dell’erba scivolosa, ma che permette di apprezza appieno le peculiarità della Val Ceronda.
Si parte dalla chiesetta di San Rocco e si segue l’itinerario classico di salita, che si snoda con pendenze regolari ed è sempre ben segnalato fino al Passo della Croce. Da qui, si prosegue lungo la strada forestale fino al vicino Monte Turu, per poi tornare sulla strada e proseguire in direzione del Monte Corvo. Si abbandona poi la strada per scendere su ripido sentiero, non sempre visibile né segnalato. Lungo questo tratto occorre prestare molta attenzione poiché contraddistinto da erba molto scivolosa. Fortunatamente non è molto lungo e si raggiunge poi una bella mulattiera lastricata in pietra fino a incontrare nuovamente una strada forestale e ritornare in breve tempo al punto di partenza.
A prima vista, questo territorio si presenta brullo e poco interessante. Se ci si fa guidare dalla curiosità, invece, si possono scoprire tante cose. Da un punto di vista geologico, la Val Ceronda e le sue montagne sono caratterizzate da rocce ultrabasiche del mantello terrestre, esattamente come il Monte Musiné. La Val Ceronda, infatti, si inquadra nel massiccio ultrabasico di Lanzo, una fascia che si estende per circa 20 km da Balangero e Lanzo Torinese fino al Monte Musinè in Valle di Susa, con una isolata propaggine più a sud-ovest rappresentata dal Monte San Giorgio, a Piossasco.
Lungo tutto il percorso si possono osservare e moltissime pietraie, con rocce dal colore bruno dovuto all’ossidazione, in un vero e proprio viaggio indietro nel tempo di oltre duecento milioni di anni. Essendo un terreno piuttosto povero, ecco che si trovano molte betulle, alberi pionieri che riescono a resistere a periodi prolungati di siccità e che si sviluppano a seguito di tagli o incendi. Sono presenti anche molti pini silvestri, purtroppo carichi di nidi di processionaria, un lepidottero la cui massiccia proliferazione è favorita dal cambiamento climatico.
Tornando alle peculiarità di questa zona, all’apparenza sembra un territorio molto arido. Ma anche qui siamo facilmente tratti in inganno! L’acqua c’è, ma nascosta. Essa, infatti, percola attraverso le rocce formando poi numerose sorgenti. In passato, gli abitanti di quest’area le hanno intercettate sotto le pietraie e hanno creato numerose fonti, utilizzate dalle varie famiglie.
Se a prima vista, quindi, la Val Ceronda appare poco attrattiva e piuttosto “noiosa”, scavando più a fondo si possono scoprire tante storie legate ad aspetti sia naturalistici e paesaggistici sia storico-culturali. Questo territorio, dalla veste brulla e aspra, ci invita a osservare con occhi curiosi e ad andare oltre le apparenze. Una piccola lezione, da portare con noi in ogni escursione.
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