Ce n’est pas le gain qui me pousse sur les sommets, c’est la grande passion que j’ai pour la montagne. J’ai toujours considéré la récompense comme chose secondaire à ma vie de guide.*
Emile Rey, 1846 – 1895
I musei sono luoghi dediti alla conservazione e alla tutela del patrimonio culturale, scrigni più o meno piccoli in cui scoprire nuovi mondi, realtà, visioni e storie. Ciò vale anche per la montagna, che si può conoscere e apprezzare non solo camminandovi e scalandola, ma anche attraverso collezioni d’arte, resoconti di esplorazioni, cimeli d’epoca e musei a essa dedicati. Ho deciso così di intraprendere un piccolo viaggio attraverso il territorio piemontese e valdostano per visitare e raccontare i musei dedicati all’arco alpino e alla sua cultura. Sono partita dal Monte Bianco, montagna simbolo delle prime ascensioni alpinistiche, e dal Museo Alpino Duca degli Abruzzi.
Inaugurato nel 1929, Il museo ha sede nella Casa delle Guide di Courmayeur, nel centro storico del paese, e fu voluto e iniziato dal Duca degli Abruzzi, a cui è intitolato. Entrare in questo edificio è entrare nella memoria delle guide alpine: le sale espositive, infatti, raccolgono un ricco patrimonio di documenti, testimonianze, fotografie, attrezzature, divise e vari oggetti e materiali che raccontano la storia di un mestiere nato oltre 150 anni fa.
La visita alle varie sale, disposte su tre piani, è un po’ come compiere quelle stesse scalate ed esplorazioni, dalla Valle d’Aosta e l’arco alpino italiano alle terre lontane di Alaska, India, K2 e Polo Nord. Di grande impatto emotivo, almeno per me che un pochino condivido il mestiere di guida (seppur mai a quei livelli!), sono stati gli storici libretti delle guide compilati dai clienti, che contengono i pensieri, le impressioni e il racconto delle escursioni appena concluse. Questi taccuini, nati insieme alla professione nella seconda metà del XIX secolo, attestavano il lavoro delle guide alpine e veniva periodicamente controllato dalla società di appartenenza e vidimato dalle autorità politiche. In essi sono raccolti i dati personali della guida, il regolamento, ma anche pagine bianche sulle quali i clienti potevano annotare le ascensioni e dare un giudizio personale sulla preparazione e sul comportamento della guida. Ormai caduti in disuso, questi libretti storici ci raccontano imprese alpinistiche e personaggi che hanno fatto la storia delle montagne italiane ed europee.
Tra i numerosi cimeli conservati nel museo, si trovano anche i libri dei rifugi sui quali gli alpinisti segnavano il loro passaggio, vari oggetti raccolti nelle spedizioni in Africa, Himalaya, India e Tibet, oppure ancora gli stivali usati dalla regina Margherita di Savoia durante la spedizione allo Spitzbergen nel 1904.
Di interesse geografico, nelle sale del museo sono presenti i plastici di due montagne iconiche: il primo, realizzato in scala 1:10.000 dal pittore Alessio Nebbia, riproduce il massiccio del Monte Bianco; il secondo riproduce il K2, conquistato dalla spedizione italiana guidata da Ardito Desio nel 1954. Quest’ultimo è stato donato da Mario Fantin, documentarista e regista che accompagnò la spedizione, in memoria della Guida Alpina Mario Puchoz, che morì per edema polmonare al secondo campo.
Il percorso espositivo si chiude con una sala che raccoglie le divise da cerimonia delle guide, dalle prime in spessa lana fino alle più moderne (ma non meno eleganti) dei giorni nostri. Un vero e proprio viaggio nella storia dell’alpinismo e di un mestiere tutt’oggi fondamentale per far conoscere, apprezzare e vivere in sicurezza le terre alte.
Info utili per la visita:
Il Museo Alpino Duca degli Abruzzi si trova presso la Società Guide Alpine Courmayeur, in Strada Villair 2, Courmayeur (Aosta). Verificare gli orari e i giorni di apertura, possono variare a seconda delle stagioni (sono consultabili qui).
*(Non è il guadagno a spingermi sulle vette, ma la grande passione che ho per la montagna. Ho sempre considerato la ricompensa come qualcosa di secondario rispetto alla mia vita di guida.)
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