Nell’immaginario comune dei piemontesi, le Valli di Lanzo sono valli selvagge, difficili, chiuse, senza comodi valichi e colli alpini che le colleghino alla Francia. Se invece indaghiamo un po’ più a fondo, scopriamo invece che erano ben lungi dall’essere delle valli isolate: ne sono una testimonianza le tante meridiane e affreschi ad Ala di Stura, paese che si trovava sull’antica via di collegamento tra Chambéry e Torino. Attraverso il Col d’Arnas (e il Colle dell’Autaret in Valle di Viù), infatti, avvenivano numerosi scambi commerciali tra le due più importanti città degli Stati Sabaudi e i sentieri che collegavano le valli con l’alta Moriana erano molto frequentati sin dall’epoca romana.
La mano dell’uomo e il suo passaggio hanno lasciato nei luoghi innumerevoli tracce materiali (e immateriali, basti pensare alle storie dei nostri nonni). Camminare in montagna significa anche andare alla scoperta di queste tracce, capire il loro significato e valore e cercare di trasmetterlo agli altri, per far sì che un’escursione vada oltre la semplice “prestazione sportiva” e diventi un’occasione per conoscere un po’ più a fondo il territorio, la sua storia, le persone che lo abitano.
È con questo spirito che mi piace approcciarmi ai sentieri, con lo sguardo e la mente curiosi, aperti ad accogliere suggestioni e indizi, ed è stata per me una piacevole scoperta esplorare le tante frazioni di Ala di Stura alla ricerca delle innumerevoli meridiane e dei tanti affreschi che colorano le facciate delle case e delle tante chiesette.
Punto di partenza della mia “esplorazione” sono stati i cinque itinerari proposti dall’iniziativa “Ala di Stura, Paese delle Meridiane e degli Affreschi“; in seguito, studiando un po’ la carta escursionistica, mi sono creata il mio personale itinerario, così da realizzare un percorso che coniughi natura, storia e cultura.
Partendo dal centro dell’abitato di Ala di Stura, dove subito si ammirano tre meridiane sulla chiesa di San Nicolao e Grato, ottimamente restaurate nel 1995, mi dirigo verso le frazioni Croce, Canova e Masone. Qui mi lascio affascinare dall’azzurro del Planetario, un affresco che rappresenta il sistema solare come conosciuto nel 1870, e dai vivaci colori dell’affresco che ritrae Sant’Antonio da Padova sull’omonima cappella.
Abbandono le case e mi inoltro lungo il sentiero che, attraverso un bellissimo bosco e dalle pendenze più sostenute, mi porta verso Le Courbassere, imponenti banchi rocciosi composti di serpentinite e testimonianza dell’antica attività mineraria della valle. Proseguo in una suggestiva faggeta, dove il giallo intenso delle ultime foglie rimaste sugli alberi illuminano la giornata decisamente grigia. In poco tempo sono a Pian del Tetto e poi di nuovo ad Ala, per poi continuare verso Villar, dove rimango affascinata dall’affresco che ritrae la Madonna con Bambino, la Trinità e San Maurizio, realizzato nel 1577 da Oldrado Perini.
Proseguo verso Martassina, alternando sentieri e vagabondaggi curiosi tra le viuzze degli abitati. Qui è d’obbligo allungare la camminata per raggiungere e rimanere incantati dalla bellezza della Gorgia di Mondrone e della sua vertiginosa cascata naturale. Se l’altezza non ci fa paura, possiamo ammirarla dal ponte che attraversa lo Stura proprio sopra la gorgia, per poi rientrare ad Ala lungo il facile e piacevole percorso natura che costeggia il torrente e chiudere così l’escursione.
Le varianti del percorso possono essere tante: si può allungare, accorciare e modificare a piacere a seconda del gradi di allenamento, del tempo a disposizione e di quanto si è interessati a vedere. Qualsiasi sia la scelta, sicuramente è un’ottima occasione per scoprire lati nascosti, ma degni di nota, delle nostre valli alpine.
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