Nell’immaginario comune lavorare come guida escursionistica e cicloturistica significa trascorrere le proprie giornate all’aperto, in giro per monti, colli e pianure a piedi o in bicicletta. È vero, la parte outdoor è fondamentale, ma questa è solo una parte di un tutto un po’ più grande.
Metto da subito in chiaro un paio di cose. Questo non vuole essere un articolo polemico e ogni volta che indosso gli scarponi o salto in sella penso a quanto sia fortunata ad aver trasformato le mie passioni in un vero e proprio lavoro, anche se non l’unico che svolgo. Ho infatti il grande privilegio di poter vivere in una valle alpina e di poter lavorare di montagna a 360°, sia come guida sia come assegnista di ricerca presso l’Università della Valle d’Aosta.
Ecco dunque un piccolo scorcio di cosa succede “dietro le quinte”. Lavorare come guida presuppone innanzitutto, oltre alla passione, una solida formazione. Quest’ultima però non si limita esclusivamente ai corsi professionali abilitanti, né agli aggiornamenti obbligatori, ma si estende a ogni singola escursione. Dietro un’uscita vi sono infatti ore dedicate alla ricerca e allo studio di informazioni relative agli ambienti che si attraverseranno, da diverse prospettive: naturalistiche, culturali, storiche. Lo scopo di un’escursione dovrebbe essere infatti non solo quella di vivere una bella giornata all’aria aperta, ma anche imparare qualcosa in più del luogo in cui ci troviamo, in un’ottica di turismo responsabile.
Altro aspetto essenziale, senza il quale non potrebbe esistere nulla, è la progettazione: scegliere una destinazione, consultare le carte dei sentieri, leggere relazioni, immaginare un itinerario che possa funzionare e al contempo essere interessante. A volte crei gli itinerari in pochissimo tempo, altre invece ti arrovelli per ore guardando una carta. Un po’ come la scrittura, no? Non sempre le parole fluiscono leggere, a volte occorre ricercarle nella mente, trovare nuove associazioni, fare in modo che si accordino armoniosamente. E con il meteo bizzarro e capriccioso delle ultime settimane, trovare degli itinerari che vadano bene non è sempre stata cosa semplice!
Una volta immaginati e tracciati i percorsi, ecco che finalmente arriva la parte outdoor. Si esce per i sopralluoghi e si verifica se ciò che si era pensato in effetti funzioni. Nel lavoro di guida il sopralluogo è una fase che non andrebbe mai né presa alla leggera né saltata. Capita infatti di dover modificare l’itinerario perché un sentiero non è praticabile (pensiamo a tutti gli alberi caduti nei boschi ultimamente a causa del maltempo) oppure presenta criticità che renderebbero poco sicura o piacevole un’escursione. A volte, poi, capita che l’itinerario pensato non sia così interessante, e allora si riparte da capo.
È finita qui? Beh, non proprio. Lavorare come guida escursionistica o cicloturistica significa anche lavoro d’ufficio, e quindi si torna indoor. Questa parte occupa davvero molte ore e include preparare e scrivere i programmi delle escursioni, l’aggiornamento del sito e dei canali social, la creazione di materiale promozionale, rispondere alle mail e ai messaggi, emettere ricevute e fatture, comunicare agli iscritti (o potenziali tali) tutte le informazioni puntuali e chiarire eventuali dubbi.
E poi finalmente ci sono le giornate in escursione. La parte più bella, vivace e sempre diversa. Che sia con dei gruppi di adulti oppure con le scuole, ogni accompagnamento regala momenti unici e speciali. A volte ci possono essere momenti critici o di difficoltà (si spera mai gravi, ed è compito di una guida fare in modo di evitarli o gestirli al meglio), ma sono infinitamente di più (e per fortuna!) i momenti che porto nel cuore. Vedere espressioni felici, un sorriso, ascoltare parole di soddisfazione sono la ricompensa più grande e ciò che dà un senso più profondo a questo lavoro.
E al ritorno? Beh, per le escursioni a piedi tutto finisce con una bella lavatrice. Se parliamo di bicicletta, invece, le cose si allungano. Essendo un mezzo di lavoro, le due ruote necessitano di costante manutenzione, che va dalla pulizia post uscita (un compito che vorrei evitare dopo una giornata trascorsa a pedalare ma che è super importante…per esempio, avere una catena senza residui di fango allunga la vita della componentistica) alla messa a punto periodica (cambio delle pastiglie dei freni, regolazione del cambio, ecc.).
Spesso non è facile spiegare a chi guarda dall’esterno i tanti aspetti che compongono questo lavoro (come d’altronde accade per qualsiasi altro impiego). La cosa più complessa è far comprendere come le ore trascorse all’aria aperta siano inferiori rispetto a tutto il resto. Se si esce per sopralluoghi o accompagnamenti, poi, il divertimento della guida passa in secondo piano: anche noi ci godiamo l’uscita, ma con occhi e mente e sempre attenti. Negli ultimi anni, la professione di guida escursionistica e cicloturistica (come molte altre legate alle terre alte o allo sport) è circondata di un’aura di fascino e desiderio, come se rappresentasse un po’ una fuga da tante costrizioni e fosse sinonimo di libertà incondizionata. Ha tanti pregi, ma anche tante complessità (ben oltre quelle elencate qui sommariamente) e alla fine, come per ogni cosa, bisogna fare i conti la realtà e la vita di tutti i giorni. Insomma, non è tutto outdoor quel che luccica…
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