Le voci degli ultimi escursionisti si fanno via via più distanti e lentamente la quiete della natura torna ad avvolgere ogni cosa. L’aria si è fatta più fresca e leggera, percorre le braccia nude regalando qualche brivido che accolgo con piacere dopo il caldo opprimente dell’estate. È fine agosto, ma le montagne regalano i primi delicati accenni dell’autunno. Li cerco ovunque, avida e trepidante, e li ritrovo nel verde che vira con gradualità verso tonalità più calde, nel cielo cupo e nelle nuvole basse.
Mi fermo per apprezzare appieno la perfezione di attimi fugaci che la luce della sera crea in completa sintonia con gli altri elementi. Le rocce, i fili d’erba, la superficie dell’acqua, le nubi. Ogni cosa è esattamente come deve essere, la natura segue il suo corso imperturbabile, forte e vulnerabile allo stesso tempo. Solo nel silenzio e nella solitudine si riesce a percepirne la grandezza. Non sta nell’imponenza delle alte cime, non solo lì per lo meno, ma nei piccoli dettagli che agli occhi distratti possono apparire insignificanti. Tutto ha una raison d’être, nulla è superfluo.
Inseguo quell’equilibrio perfetto, che è possibile raggiungere solo accettando di continuare a muoversi e a mutare incessantemente.
In lontananza il rimbombo dei primi tuoni annuncia l’arrivo di un temporale. L’aria vibra di energia, in apparente contrasto con la calma e la pace del paesaggio.
Accogliere gli opposti e farne armonia.
{19 agosto 2018. Lacs Perrin, Petit Mont Cenis. Haute Maurienne, Savoie.}
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