Ieri era l’8 marzo, Giornata internazionale dei diritti della donna. In una giornata così pregna di importanza e significati, non posso fare a meno di pensare a ciò che mi sta più a cuore, ovvero l’ambiente montano. Così mi sono interrogata su cosa volesse dire per me una montagna al femminile, in quanto donna che non solo ama praticare escursionismo ma che ne ha fatto anche una professione.
Di donne e montagna si inizia a scrivere e parlare, anche se ancora troppo poco. Così come è ancora esiguo il numero di donne che esercita professioni legate alla montagna. Basti pensare alle guide alpine: su circa 1100, solo una ventina sono donne, ovvero il 2%. E poi ci sono tutti gli altri lavori legati alla montagna, meno blasonati ma altrettanto importanti, come la pastorizia, l’agricoltura o l’artigianato, in cui le donne, anche qui, non sono certo la maggioranza.
La presenza femminile, però, c’è ed è in crescita. Come guida escursionistica, posso senza dubbio affermare che la stragrande maggioranza dei clienti sono donne, così come sono in aumento le donne che esercitano la mia stessa professione. In montagna, a camminare, siamo in tante. E non solo nella pratica dell’escursionismo, ma anche nell’alpinismo, nell’arrampicata e nel trail running, così come nei lavori legati alla montagna.
Quale sguardo, quale punto di vista possiamo portare?
Pensando alla mia esperienza personale, camminare per me è un modo per essere libera, è un momento per stare con me stessa, così come è un momento di condivisione, a seconda che lo faccia da sola o con altre persone. Ci sono giorni in cui amo isolarmi e seguire un sentiero in solitudine, per immergermi totalmente nell’ambiente che mi circonda, viverlo con lentezza, scorgerne le sfumature, prendermi il tempo di fermarmi, ripartire, ritornare sui miei passi per osservare un dettaglio che ha colto la mia attenzione. E poi ci sono i giorni in cui amo trasmettere la bellezza che ha riempito i miei occhi, e ascoltare e percepire le emozioni di chi sta condividendo i miei passi.
Mi piace raggiungere alte cime e mi piace mettermi in gioco, alzando un po’ di più l’asticella dei miei limiti. Ma non mi vergogno a rinunciare a volte, tornare indietro, cambiare idea e percorso, assecondare il mio limite personale e quello che la montagna e le condizioni mi impongono.
In quanto donne, possiamo portare uno sguardo più riflessivo, empatico ed inclusivo, meno incentrato sulla sfida e al raggiungimento a ogni costo dell’obiettivo. Un montagna al femminile significa andare oltre l’esperienza sportiva per conoscere e vivere le terre alte attraverso tutti i sensi, entrando in contatto e sintonia con gli elementi. Significa anche prestare maggiore attenzione e portare il proprio contributo negli ambiti della sostenibilità (ambientale, economica, sociale e culturale) e dell’innovazione.
Il rapporto tra donna e montagna è da sempre costellato di difficoltà e sfide: per trovare il proprio spazio, la propria voce, in un mondo prettamente declinato al maschile occorre fare ricorso alle capacità, alla determinazione e alla sensibilità che ci contraddistinguono.
Un approccio alla montagna che apprezzo particolarmente è quello di Nan Shepherd, scrittrice e poetessa scozzese che ha trascorso lunghi periodi sui monti Cairngorm: magistralmente descritti nel libro La montagna vivente, l’autrice, che definisce il volume un traffico d’amore, ci racconta gli elementi che compongono le montagna e le emozioni e le riflessioni che scaturiscono immergendosi nell’ambiente naturale.
Guardo dei fiori bianchi sparsi sull’erba socchiudendo gli occhi, ed ecco che emergono luminosi dallo sfondo, perfettamente nitidi, come se si fossero realmente sollevati sopra di esso. Tali illusioni, che dipendono dal modo in cui l’occhio è posizionato e utilizzato, ci fanno capire che in realtà la nostra visione abituale delle cose non è necessariamente giusta, che è solo una di un numero infinito di visioni, e che scorgerne una sconosciuta, anche per un istante, ci altera, ma poi ci consolida di nuovo.
Gli sguardi e le visioni sono molteplici, individuali, legati a tempi, condizioni ed età diverse, così come sono legati alla diversità delle donne stesse. Sguardi e visioni che nulla tolgono, ma che possono arricchire ognuno di noi, uomini e donne. La montagna al femminile, in fondo, è un meraviglioso traffico d’amore.
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[…] tutti gli aspetti della nostra vita, nessuno escluso. Così, se l’anno scorso ho parlato di montagna al femminile, quest’anno allargo il raggio scrivendo di donne e […]