Il Giro dei Tre Rifugi in Valle di Susa è un percorso escursionistico ad anello nel cuore del Parco Naturale Orsiera Rocciavrè e tocca i rifugi GEAT Valgravio, Toesca e Amprimo. È un itinerario piuttosto frequentato nella sua versione più breve, quella che passa per il Colle Aciano, ma era da tempo che mi frullava nella mente di percorrere la versione “completa”, decisamente più lunga e impegnativa, che passa per la Porta del Villano, panoramico colle che divide i valloni del Gravio e del Rio Gerardo a quota 2.507 metri.
Approfittando di un clima particolarmente tiepido per il periodo e dell’assenza di neve in alta quota, ho colto l’occasione al volo e ho dedicato una giornata intera a fare ciò che più amo: camminare in montagna senza fretta, in solitaria, con la mia macchina fotografica. Così sono partita di buon’ora al mattino, con le prime luci del giorno, e iniziato la mia escursione in uno dei luoghi a me più cari.
Sono partita dal località Cortavetto, a San Giorio di Susa, e ho imboccato il sentiero che sale alla graziosa borgata di Travers a Mont (sentiero 513A). Si cammina in un bosco di latifoglia, su dolci pendenze lungo un’antica mulattiera che metteva in comunicazione i piccoli nuclei abitativi che un tempo popolavano questa porzione di montagna, ormai abbandonati e in rovina. Il sentiero si congiunge poi con quello che sale da borgata Adret (sentiero 512) e con una piacevole salita (sembra un ossimoro, ma la pendenza è dolce e davvero gradevole) sono giunta in poco tempo al Rifugio GEAT Valgravio, meta di tante mie piccole evasioni estive e invernali.
Invece di dirigermi al Colle Aciano (variante più conosciuta e percorsa del Giro dei Tre Rifugi), ho imboccato il sentiero 506, attraversando splendidi lariceti in pieno fulgore e splendore autunnale. Alternando tratti di salita decisamente più ripida ad altri più dolci in prossimità degli alpeggi, sono arrivata al Lago Rosso, bellissimo specchio d’acqua che sorge su un pianoro circondato da montagne aspre e severe.
Dal lago ho raggiunto il Pian delle Cavalle, dove sono ancora visibili i resti di un antico alpeggio e da dove si può avere una bellissima prospettiva del profilo di Punta il Villano. Attraversato l’ampio pianoro, riprendo la salita e vengo sorpresa dalla vista di diversi camosci. Non è raro incontrare animali lungo questi sentieri dato che richiedono un ottimo allenamento e sono poco frequentati anche in alta stagione.
Affronto l’ultimo tratto di salita e arrivo alla Porta del Villano, dove mi concedo una pausa per il pranzo. Incontro altri due escursionisti e, mentre scambiamo qualche chiacchiera, veniamo sorpresi da un esemplare anziano di stambecco che ci passa a pochi metri di distanza e si mette a brucare in tutta tranquillità dietro alcune rocce, sempre nelle nostre vicinanze. I due escursionisti ripartono, io mi fermo e approfitto di quest’occasione per scattare alcune foto allo stambecco, cercando di disturbarlo il meno possibile. Rimango affascinata dall’animale, per un breve istante ci fissiamo negli occhi, giusto il tempo di uno scatto, e poi mi allontano per evitare di infastidirlo. Sono io l’intrusa in questo ambiente.
Ecco che adesso inizia la discesa verso il Rifugio Toesca lungo il sentiero 511, purtroppo in molti tratti molto rovinato a causa delle forti piogge delle scorse settimane. La traccia si intuisce quasi sempre, ma occorre prestare attenzione ai vari segni. In breve tempo arrivo rientro nei lariceti e arrivo al rifugio, ma non mi fermo e proseguo fino all’Alpe Balmetta, ormai chiusa per l’inverno, e al Rifugio Amprimo.
Da qui, in circa 30 minuti raggiungo il Paradiso delle Rane, ormai con le ultime luci del giorno che mi regalano però una suggestiva vista sul lago: una pausa per l’ultima foto della giornata è d’obbligo. Rientro al parcheggio di Cortavetto e chiudo questo lunga escursione ad anello.
Il Giro dei Tre Rifugi, in questa versione, è piuttosto lungo e impegnativo. Per percorrerlo occorre essere ben allenati e avvezzi ai sentieri di alta quota. Inoltre, dato non certo secondario, il cellulare prende in pochissimi punti (quasi mai nel Vallone del Gravio) ed è meglio avere con sé una carta dei sentieri.
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