Il cambiamento climatico è un tema tanto importante quanto complesso. Ci riguarda in prima persona, nessun escluso, eppure pare essere di dominio esclusivo degli scienziati, argomentato esclusivamente con numeri, grafici e scenari catastrofici. Eppure la sua corretta e puntuale comunicazione è fondamentale per divulgare non solo dati e previsioni, ma anche per raccontare cosa sta accadendo e le azioni e le soluzioni che si possono intraprendere per affrontare questi cambiamenti. È ciò che è stato fatto al recente convegno “Comunicare il cambiamento climatico tra scienza, economia e cultura”.
Tenutosi il 18 settembre 2023 presso il Pavillon di Skyway Monte Bianco, e organizzato dalla Fondazione Courmayeur Mont Blanc e dalla Fondazione Montagna sicura, la tavola rotonda ha raccolto le voci e le esperienze non solo di scienziati, ma anche di giornalisti, economisti ed esperti nella gestione di situazioni di crisi. I vari ospiti hanno discusso sul tema del cambiamento climatico e si sono interrogati su come comunicarlo al meglio portando idee, approcci e visioni differenti.
La domanda centrale dell’incontro è stata: come garantire sicurezza e benessere nel territorio montano, maggiormente colpito dal cambiamento climatico? Se il surriscaldamento globale, infatti, ha raggiunto la quota media di +1,2°C rispetto al periodo pre-industriale, in montagna l’incremento della temperatura è ancora maggiore. Ogni anno vengono persi 5-6 metri di ghiacciaio e si stima che entro la fine di questo secolo scomparirà circa il 92% dei ghiacciai, con numerosi effetti a catena, tra cui perdita di riserve di acqua dolce e montagne con minore capacità di riflessione dei raggi solari.
Scenari apocalittici, che generano l’elusione delle notizie negative oppure, soprattutto nei più giovani, l’ecoansia. E stato questo uno degli errori di scienziati e giornalisti negli ultimi decenni, come sottolineato da Edoardo Cremonese, ricercatore presso la Fondazione CIMA-Centro Internazionale in Monitoraggio Ambientale. Per troppo tempo, infatti, media e scienziati si concentrati su una narrazione catastrofica, comunicando il cambiamento climatico solo attraverso dati, numeri e grafici. Le informazioni e i dati sono essenziali, ma per una comunicazione che sia davvero efficace e arrivi a tutti noi, occorre trasformali in strumenti e soluzioni.
Come affrontare, quindi, il cambiamento climatico? Possiamo agire su due livelli: quello della mitigazione, ovvero riducendo l’anidride carbonica a livello globale e trasversale su tutti i Paesi, e quello dell’adattamento, fronteggiando un clima già mutato e trasformando questo mutamento in opportunità.
Il “nuovo” clima ci pone infatti di fronte a sfide multiple: non solo rischi naturali sempre più frequenti, ma anche ondate di calore o nuovi rischi infettivi legati a nuovi vettori, così come nuove migrazioni, da altre nazioni e dalla pianura alla montagna per sfuggire al grande caldo.
Tale scenario impone un profondo cambiamento culturale, come ben spiegato dall’antropologo Annibale Salsa. Proprio come il cambiamento climatico medievale ha portato all’innalzamento degli insediamenti e creato nuove governance della montagna, con modelli di autonomia riscontrabili su tutto l’arco alpino, così ora dobbiamo essere in grado cambiare mentalità e trasformare questa situazione in opportunità.
La media montagna diventerà un luogo nuovamente appetibile per l’evoluzione climatica, con sempre più persone che sceglieranno di trasferirvisi, per brevi periodi o stabilmente. Bisogna quindi ragionare sulle iniziative e gli sviluppi locali che si possono intraprendere fin da subito per far sopravvivere una comunità in montagna, migliorare l’accoglienza e soddisfare le esigenze del territorio.
Concetti ribaditi da Titti Postiglione, vice capo del Dipertimento nazionale della Protezione Civile: comunicare il cambiamento climatico significa non solo parlare dei rischi e degli scenari complessi che sta generando, ma anche narrare nuove storie. Il nemico principale da combattere, infatti, è la paura di qualcosa di così grande. Una nuova narrazione, che racconti ciò che sta accadendo nella nostra vita quotidiana e che dia fiducia e speranza, è il miglior modo per diffondere l’informazione, generare una nuova mentalità e cambiare la Storia.
Per approfondimenti sul tema, segnalo qui due contributi citati durante la conferenza:
- Rebecca Solnit, ‘If you win the popular imagination, you change the game’: why we need new stories on climate, The Guardian, 12 gennaio 2023.
- Amitav Ghosh, La grande cecità. Il cambiamento climatico e l’impensabile, Neri Pozza, 2017, pp. 284.
Per chi volesse ascoltare tutti gli interventi, su YouTube si trova il video della tavola rotonda.
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