Un mese controverso, agosto, fatto di camminate tra le montagne di casa, lungo sentieri a me già noti e particolarmente cari e lungo altri invece ancora sconosciuti.
Un mese fatto di limpide mattine che presto venivano sommerse dalle nubi e bagnate dalla pioggia, di verdi brillanti che giorno dopo giorno si affievolivano, di caldo afoso e brezze più fresche. Ancora estate, non ancora autunno. In transizione.
Non sono riuscita a fare tutte le escursioni che avrei voluto e che avevo pianificato nelle settimane precedenti alle mie vacanze. Colpa del meteo incerto, forse, e colpa della mia inquietudine, sottile e onnipresente compagna dei miei passi solitari.
Come la stagione estiva che volgeva al termine, ero impaziente di voltare pagina e abbracciare l’autunno, le sue giornate più corte, le temperature più miti, i colori caldi e la luce obliqua. Camminavo e fremevo, cercavo qualcosa che ancora non era completamente, ma soltanto in divenire.
Sapevo di non poter accelerare il ritmo, non si può barare con la Natura. Ho rallentato fino a fermarmi, molto spesso in riva a un lago. Ho trascorso le ore più belle a osservarne i bordi frastagliati accarezzati dall’acqua, a perdermi nei riflessi del mondo sulle loro superfici, a chiudere gli occhi e ascoltarne le voci.
Di questo strampalato agosto mi rimane un bellissimo album con le cartoline più diverse, un garbuglio di colori e nuvole.
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[…] la cartolina che ho deciso di inviarmi a ricordo delle vacanze. Una sola, a differenza dello scorso anno, così come diversa è stata la destinazione: non le montagne, come forse ci si potrebbe aspettare, […]