A cosa servono le piste ciclabili? Una domanda che ho sentito ripetere migliaia di volte, nei contesti più disparati, dall’ambito urbano a quello montano. Per non parlare delle risposte, nelle declinazioni più fantasiose che, tendenzialmente, volgono sempre al polemico e con la conclusione “soldi buttati”.
Negli ultimi tempi è stato un argomento piuttosto caldo qui in Valle di Susa, legato alla realizzazione della nuova Ciclovia Francigena. Le critiche, e purtroppo anche gli insulti, non sono state risparmiate. Fortunatamente ci sono stati anche apprezzamenti, questi ultimi in netto aumento.
Ma facciamo un passo indietro. Prima di capire a cosa servono le piste ciclabili, occorre fare un po’ di chiarezza sui tanti termini che vengono utilizzati più o meno indistintamente dai non addetti ai lavori. Spesso sentiamo infatti espressioni come percorsi ciclabili, ciclopedonali e ciclovie usati come sinonimi di piste ciclabili. In realtà ognuna di esse fa riferimento a percorsi ben definiti anche a livello normativo.
Piste ciclabili, percorsi ciclopedonali, itinerari ciclabili, ciclovie. Quale differenza?
Ognuno di questi termini non solo indicano delle tipologie di percorsi ben definite, ma ne determinano anche l’utilizzo. Saperli distinguere, quindi, ci aiuta anche nella sicurezza, fondamentale sulle due ruote (e non solo).
Pista ciclabile
Secondo l’articolo 3 del Codice della Strada, la pista ciclabile è la “parte longitudinale della strada, opportunamente delimitata, riservata alla circolazione dei velocipedi”. Si tratta quindi di un percorso in sede protetta che divide nettamente il traffico motorizzato e pedonale da quello delle biciclette. La circolazione, infatti, è riservata esclusivamente ai ciclisti e ne garantisce la sicurezza. I pedoni possono transitarvi solo se non esiste un altro percorso sicuro o nessun marciapiede, oppure se quest’ultimo è ostruito da un ostacolo.
Corsie ciclabili
Le corsie ciclabili sono anch’essi percorsi riservati alle due ruote, ma sono delimitate semplicemente da strisce bianche, continue o tratteggiate, e contraddistinte dal simbolo di una bicicletta dipinto sull’asfalto. A differenza delle piste ciclabili, le corsie ciclabili sono valicabili dai veicoli a motore in caso di necessità.
Percorso ciclopedonale
Si tratta di un itinerario pedonale in cui è permesso il transito delle biciclette. In questo caso, però, il ciclista deve scendere dalle due ruote se è fonte di intralcio o rischio per i pedoni. Non è certo la soluzione ottimale per nessuno dei due utenti, anche perché spesso le due categorie pensano di avere l’uso esclusivo del percorso; rappresentano però un compromesso quando non è possibile realizzare una pista ciclabile, in particolare per dare continuità a quelle già esistenti.
Itinerari ciclabili
Gli itinerari ciclabili comprendono diverse tipologie di percorsi, con diversi gradi di sicurezza: piste ciclabili in sede propria, corsie ciclabili, percorsi ciclopedonali, percorsi promiscui ciclabili e veicolari. Questi ultimi rappresentano la tipologia maggiormente a rischio per i ciclisti, ma sono molto numerosi. Gli itinerari ciclabili sono di norma realizzati per favorire metodi alternativi di trasporto e soprattutto per scopi ricreativi e turistici.
Sentiero ciclabile o percorso natura
Si tratta di un itinerario che si snoda in parchi e aree protette lungo i fiumi o in ambiti rurali dove è consentito il transito delle biciclette. Questi tipi di percorsi possono anche non possedere particolari standard costruttivi, quali ad esempio, una pavimentazione dedicata.
Ciclovie
Secondo quanto definito dall’articolo 2 della Legge nazionale 2/2018, “Disposizioni per lo sviluppo della mobilità in bicicletta e la realizzazione della Rete nazionale di percorribilità ciclistica”, la ciclovia è un itinerario che consente il transito delle biciclette nei due sensi di marcia costituito da diversi segmenti tra loro raccordati. Con segmenti stradali si intendono tutte le tipologie di percorsi sopra descritti e possono quindi determinare diversi gradi di protezione per il ciclista. La ciclovia ideale, quindi, è quella costituita per la maggior parte da percorsi in sete protetta.
Arriviamo al dunque… a cosa servono tutti questi percorsi?
Se per molti possono sembrare uno spreco inutile di soldi, per molti altri essi rappresentano un’occasione di mobilità alternativa e sostenibile. È indubbio che debbano essere progettati e realizzati cum grano salis, ovvero rispondenti a standard di sicurezza, qualità e fruibilità e non buttati a caso tanto per rispettare percentuali e normative.
Come accennato, che sia in ambito urbano o extraurbano questi percorsi sono volti a promuovere e incoraggiare l’uso della bicicletta in alternativa all’auto, favorendo così il decongestionamento del traffico e il miglioramento della qualità dell’aria. Inoltre, sono progettati e realizzati con finalità ricreative e turistiche: molto spesso, sopratutto in ambienti rurali, questi percorsi e itinerari collegano tra loro diversi punti di interesse (beni storici, naturalistici o culturali) e rappresentano un’importante occasione di sviluppo.
Le ciclovie, se ben progettate e realizzate, creano posti di lavoro: ciclofficine, punti di ristoro, strutture di accoglienza, guide… i turisti in bicicletta, così come tutti gli altri turisti, si fermano, mangiano, visitano, pernottano. In più, è un tipo di turista meno invasivo e più attento e curioso rispetto alle peculiarità dei luoghi che attraversa.
E per i residenti? Beh, i vantaggi sono tanti. I percorsi destinati alle bici sono ottimi per la micromobilità quotidiana, invogliano a trascorrere il proprio tempo libero all’aria aperta in famiglia o con amici, rappresentano un’occasione per praticare attività fisica anche quando magari non si ha molto tempo. Il territorio pian piano rinasce, torna a pullularsi di storie.
La risposta migliore alla domanda “a cosa servono le piste ciclabili?”, la trovo ogni volta che osservo la Ciclovia Francigena, che passa proprio vicino a dove abito: Ogni giorno, e soprattutto durante i weekend, vedo passare sempre più ciclisti, gruppi di ragazzi dei vari paesi che si ritrovano il pomeriggio in bici, ma anche tante famiglie e anziani a piedi, in un’occasione di ritrovata socialità. Sempre più spesso mi chiedono informazioni e noto un interesse crescente anche da parte di persone che arrivano da fuori. Sì, non sarà perfetta e si può migliorare, ma è un inizio e quello che sto osservando è un ottimo segno.
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