La forza del silenzio. Piccole note sul fruscio del mondo di Cristina Noacco non è un libro che parla prettamente di montagna. Come ben si può immaginare dal titolo, ruota intorno al silenzio, concetto che però ben si lega alle montagne. Più che un libro, lo definirei un breve saggio, perfetto da leggere in un tardo pomeriggio d’inverno sorseggiando una tazza di tè.
Se alla parola saggio solitamente ci si irrigidisce perché si pensa a qualcosa di accademico e troppo complicato, non è questo il caso. Sebbene scritto da una docente universitaria (Cristina Noacco insegna letteratura francese del medioevoall’Università Jean Jaurès di Tolosa), le parole e le frasi scorrono leggere e delicate.
L’intero testo ruota attorno al concetto del silenzio, che viene affrontato e indagato da tante prospettive diverse: si passa dalla musica alla scrittura, dal silenzio imposto da una disabilità uditiva a quello scelto consapevolmente dai monaci benedettini, dal camminare in alta quota e osservare l’alba ai momenti tragici e pieni di orrore durante e dopo il terremoto che il 6 maggio 1976 ha devastato il Friuli.
Cristina Noacco si mette in ascolto, entra nel silenzio, ne sviscera forme e significati. Ma soprattutto, quando descrive il silenzio (o meglio, il non-silenzio) della natura, lo fa con uno sguardo critico, mai da esteta:
Lo scintillio delle stelle e il viaggio di una foglia, lo sciabordio delle onde e lo scricchiolio dei ghiacciai compongono una musica che non ascolto con un atteggiamento da esteta, che rischierebbe di stravolgere la natura per renderla ideale, ma con uno spirito contemplativo. Grazie alla contemplazione, possiamo percepire le origini, la storia e il senso di quanto ci circonda, trovarvi rifugio e riconoscere le nostre radici e la nostra identità [p.20].
Il libro ci invita a riflettere sul silenzio e sulla sua importanza. Viviamo immersi in una cacofonia di suoni ma soprattutto rumori, costantemente sollecitati da notifiche sul telefono che si susseguono una dopo l’altra, che ci vogliono sempre attivi, sempre in movimento. Più che mai abbiamo bisogno di riappropriarci del nostro tempo e dei nostri silenzi: “L’assenza di silenzio uccide la comunicazione” [p. 50].
Stare in silenzio ci permette di ascoltare. Ossessionati dal dover dire, fare, dimostrare, mettersi in ascolto è ciò che ci consente di entrare in relazione con gli altri, con noi stessi e con l’ambiente che ci circonda.
In montagna, camminare restando in ascolto significa percepire i suoni della natura, distinguerli gli uni dagli altri e imparare a riconoscerli; significa accordare i propri passi e il proprio respiro a questa sinfonia; significa prestare attenzione e scorgere ciò che i luoghi hanno da raccontarci:
Il silenzio guida la nostra coscienza non solo sul cammino della nostra storia, ma anche lungo i sentieri della memoria storica. Camminare in montagna permette infatti di risalire il filo del tempo e di ripercorrere la memoria del paesaggio, dal momento che i movimenti della terra hanno lasciato una traccia nelle pieghe e nelle crepe visibili della roccia [p. 66].
La forza del silenzio è un libro tanto breve quanto bello. È perfetto per essere regalato a qualcuno a cui teniamo, oppure, grazie al suo piccolo formato, per essere tenuto nello zaino e letto durante qualche escursione, magari al caldo e al raccoglimento di un rifugio di montagna.
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