Continua la mia ricerca dell’inverno e della neve, in questa stagione segnata dall’assenza di precipitazioni. Questa volta la meta è Punta Sbaron, destinazione scelta da molti durante i mesi freddi e abbondanti di neve, perché ben si presta a delle belle ciaspolate.
Per motivi di tempo e praticità, con il mio compagno scegliamo di non allontanarci troppo da casa: dopo la salita a Rocca Patanua, compiuta a inizio anno, ci dirigiamo nuovamente sulle montagne sopra Condove, in bassa Valle di Susa. Partiamo come sempre al mattino molto presto per goderci quelli che secondo noi sono i momenti più belli dell’intera giornata di escursione: la luce che poco a poco diventa più intensa, le infinite sfumature del cielo, il silenzio e la solitudine, immersi in un ambiente naturale che in quelle prime ore si apprezza appieno.
Lasciata l’auto a Prato del Rio, superiamo l’Alpe Belvardo e camminiamo in direzione dell’Alpe Piano Vinassa e del Truc Giulianera. Lungo questo tratto di sentiero ci fermiamo più volte ad ammirare il sole che sorge, inondando con la sua calda luce dapprima le vette circostanti, in particolare quelle del gruppo dell’Orsiera Rocciavrè, e successivamente la pianura torinese, regalandoci un bellissimo spettacolo di contrasti, con la silhouette della Sacra di San Michele che si staglia netta al centro del nostro panorama.
Dall’Alpe Piano Vinassa il percorso di fa decisamente più ripido e si risale il vallonetto puntando l’Alpe dei Rat e, più su, Punta Sbaron. La traccia di sentiero è piuttosto evidente e in alcuni punti si taglia la strada sterrata, che, se seguita, allungherebbe di molto l’itinerario. Raggiunto il Colle Astesiani, ci concediamo una breve pausa per bere qualcosa e ammirare il panorama intorno, ma ripartiamo quasi subito: la voglia di arrivare in cima è tanta.
Da questo punto in avanti, finalmente iniziamo a calpestare un po’ di neve. Non ci sono tracce evidenti di sentiero, ma basta continuare sempre dritto verso Punta Sbaron. La salita continua a essere piuttosto ripida, ma con il giusto passo è facile affrontarla. In poco tempo raggiungiamo la dorsale che ci porta dritto in cima, con un panorama incredibile che si apre davanti ai nostri occhi.
Se all’alba abbiamo potuto ammirare contrasti dai toni caldi, ora la fanno da padroni i colori freddi, con l’azzurro profondo del cielo e il bianco brillante della neve a dominare incontrastati. Anche se la neve è davvero poca per essere fine gennaio, per un po’ abbiamo l’illusione di vivere un inverno “normale”. Senza fretta, lasciamo vagare lo sguardo, che saltella di vetta in vetta e si spinge fino all’orizzonte oltre la pianura, immergendoci completamente nel momento presente.
Dopo qualche foto di rito e aver lasciato traccia del nostro passaggio nel libro di vetta, scendiamo veloci, incontrando tanti escursionisti lungo il percorso. Giunti nuovamente al Colle Astesiani, decidiamo di salire anche su una piccola cima sulla sinistra del colle, che un cartello in legno denomina “Punta Pesca” (impossibile trovare il nome sulle carte topografiche). Incuriositi, risaliamo lungo la dorsale e in breve tempo arriviamo sulla punta, di altezza inferiore, ma anch’essa panoramica e soprattutto solitaria. Ora gli escursionisti sembrano prendere letteralmente d’assalto Punta Sbaron, in file disordinate salgono lungo la strada e il sentiero, allegri e chiacchieroni.
Riprendiamo la nostra discesa, questa volta senza seguire un sentiero, semplicemente puntando verso i resti delle case dell’Alpe Gighè. Da lì, in poco tempo siamo di nuovo all’Alpe Piano Vinassa e infine alle auto, completando così la nostra escursione in un anello improvvisato sul momento.
Leave A Reply