Mediocre. Tutto è nato da una parola detta per ferire, per colpire dove fa più male, per dimostrare di essere più forte, di essere migliore. Come se la vita, poi, fosse una gara a chi fa meglio, a chi è superiore.
Ho portato con me quella parola per mesi, ci credevo pure all’inizio, come credevo a tante altre sciocchezze che mi sono state dette. Le ho custodite tutte, fino al giorno in cui mi sono finalmente scocciata di caricarmele sulle spalle. Un peso inutile di falsità, un fardello non mio, di cui ho deciso di liberarmi.
È così che, un po’ per caso, come le cose migliori nella vita, ho deciso di salire a 4000 metri di altezza. Era il mio grande obiettivo di quest’anno, la mia meta ambiziosa, per dimostrare a me stessa di poter essere molto più di quello che credevo possibile, per scrollarmi di dosso tutto quanto non era mai stato necessario, ma a cui avevo fatto l’abitudine.
Ho raggiunto quell’obiettivo proprio il giorno del mio compleanno. Un passo dopo l’altro sono arrivata in vetta, la mia personalissima vetta, con il cuore e l’animo liberi.
Quale emozione ammirare il cielo passare dal blu profondo della notte all’indaco, al viola e al rosa dell’alba, vedere i primi raggi accarezzare le curve sinuose del ghiacciaio, sentire il calore del nuovo sole sulla pelle del viso, arrivare in cima e osservare il mondo da una diversa prospettiva, fino ad allora solo sognata.
Il regalo più bello e speciale, non avrei potuto chiedere nulla di meglio.
Conquistare una nuova me.
{1 luglio 2018. Salita al Breithorn occidentale, 4164 metri}
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[…] più grandi e organizzata in cui sei solo un numero tra i tanti (vedasi i rifugi per salire sui 4.000). Senza ombra di dubbio, preferisco quelli dalle dimensioni più contenute, in cui ti senti davvero […]